Mercoledì Freudiani: 2023

mercoledì 18 ottobre 2023

L'ANSIA DI NON DORMIRE

E' incredibile come un fatto naturale come il dormire possa improvvisamente trasformarsi nel peggiore degli incubi.
Quando si vivono periodi prolungati di insonnia, appoggiare la testa sul cuscino può diventare un motivo di panico: il più delle volte, infatti, scatta nel cervello la paura di restare svegli. E da lì è finita, la notte in bianco è assicurata.
Se è facile riconoscere il circolo vizioso, spezzarlo è tutt'altro che semplice.
Per prima cosa bisogna evitare di giudicarsi severamente: quella che dall'esterno può apparire come un'ansia idiota, in realtà è una normale (quasi scontata) reazione alla convivenza con una malattia che, se non gestita, può diventare invalidante.
Quindi occorre tenere distinti i due problemi: la paura di non dormire e l'insonnia.
Anche se si tratta di due fattori che si influenzano reciprocamente, non bisogna dimenticare che è l'insonnia la causa principale del malessere. E' quello il nodo da sciogliere.


Tuttavia, poichè guarire dall'insonnia richiede spesso un lungo lavoro introspettivo, provare in parallelo a intervenire sullo stato di ansia può risultare utile.
A questo proposito, elencherò quelli che, dalla mia esperienza, reputo essere alcuni dei consigli più efficaci:
1. Evitare di vivere tutta la serata in funzione della notte. In altri termini svagarsi il più possibile facendo attività che obbligano la mente a concentrarsi su altro: uscire con gli amici, andare al cinema, a un concerto, fare uno sport "di testa" (il tennis, per esempio).
E' importante tenere sempre presente una regola: meglio uscire di casa e dormire poco che cercare a tutti i costi di dormire dieci ore per recuperare il sonno in arretrato.
2. Essere consapevoli che il corpo lentamente si adegua alle minori ore di sonno: con il passare dei giorni vi accorgerete che, pur dormendo poche ore, sarete ugualmente in grado di fare tutto quello che facevate prima.
3. E' importante sapere che uno stato di totale rilassamento del corpo e della mente è in grado di produrre gli stessi benefici psico fisici di alcune ore di sonno.
Ho appreso queste tecniche grazie alla pratica yoga e posso garantirvi che un quarto d'ora di relax profondo è in grado di garantire un'impensabile ricarica energetica.
4. Se proprio vi sentite debilitati, condividete il disagio con le persone attorno a voi nei modi che vi suggerisce il vostro grado di intimità (parlando con colleghi, collaboratori e superiori potrete semplicemente attribuire la causa del vostro malessere ad un temporaneo problema fisico). In questo modo vi sentirete giustificati a mostrarvi ogni tanto fuori fase e proverete un istanteneo senso di tranquillità.

mercoledì 11 ottobre 2023

DONNE IN CARRIERA E PROGETTO BEBE'

Nella nostra cultura le donne in carriera sono abituate a ragionare in termini di efficienza, problem solving e commitment e a sostenere ritmi di vita assolutamente impegnativi.Quando queste donne partoriscono sono convinte di essere ormai navigate per poter affrontare il nuovo task senza troppi intoppi.

 Cosa sarà mai allevare un neonato per una persona come me, abituata a gestire persone, progetti, eventi, scadenze e situazioni ad alto stress? 
Se lo sanno fare tutte le altre donne, figuriamoci io!
Quello che queste persone non sanno è che saranno proprio le loro migliori qualità - metodicità, precisione, senso organizzativo e perfezionismo – a renderle particolarmente inadatte ad affrontare il periodo della maternità.
Ogni donna in carriera è, infatti, è assolutamente convinta che saprà: 
- colmare in breve tempo, grazie all’approccio analitico, il gap anche con le mamme più esperte;
- ottimizzare sapientemente il processo di accudimento del neonato;
- ricondurre le giornate a uno schema predefinito riducendo al minimo le variabili; 
- gestire il progetto in totale autonomia, proteggendo così la privacy familiare e la propria libertà.  

Quello che ogni donna in carriera al primo figlio non sa è che i neonati sfuggono a qualsiasi metodo analitico e a qualsiasi esigenza di ottimizzazione/strutturazione: i bambini, soprattutto quelli molto piccoli, alternano continuamente fasi diverse e di durata variabile.  
Tutto quello che un attimo prima sembra aver raggiunto una certa costanza/stabilità (ritmi di sonno, preferenze alimentari, abitudini di gioco, …), un attimo dopo viene spazzato via da comportamenti completamente opposti e assolutamente incoerenti. Tutto cambia in modo repentino e senza preavviso, semplicemente perché il piccolo è entrato in una nuova (micro) fase di crescita.
Se questo impedisce alle mamme, anche a quelle più tenaci!, di impostare una routine regolare e prevedibile, offre alle malcapitate un eccezionale banco di prova per rafforzare alcune delle qualità manageriali più importanti come la flessibilità, il senso dell’umorismo e la capacità di gestire gli imprevisti e le situazioni di crisi. 
Tuttavia, capire e apprezzare questo rovescio della medaglia, non è né semplice né tantomeno immediato … 

Quello che ogni donna in carriera al primo figlio non sa è che nessuna neomamma è in grado di gestire il proprio bambino in armonia, equilibrio e dolcezza se non può contare su un aiuto esterno 
I neonati che mangiano e dormono, si sa, non sono la maggioranza ma una sorta di vincita alla lotteria. Tutti gli altri sono ugualmente adorabili ma altrettanto capaci di portare la figura di riferimento molto (ma molto) vicina all’esaurimento nervoso. 
Ne consegue che qualsiasi persona fidata in grado di occuparsi del bambino, non costituisce una minaccia alla privacy ma, al contrario, un confronto prezioso con cui condividere dubbi e frustrazioni, un ancora di salvezza nei momenti più difficili, una preziosa alleata della salute, del benessere e della serenità.  
 









martedì 26 settembre 2023

L'ALBERO DEGLI AMICI (di Jorge Luis Borges)

Dedico questo post a un Anonimo che, commentando sul mio blog, mi ha ricordato che scrivere non è mai tempo perso e che le parole sono come i semi: volano trasportati dal vento finchè non trovano un terreno capace di accoglierli e di trasformarli in vita.

Una persona mi ha inviato questo splendido testo di Jorge Luis Borges (o di un Anomino, non si sa) che non conoscevo e ho subito pensato che non potevo fare a meno di condividerlo
Leggetelo con calma e lasciate che le immagini della vostra vita scorrano davanti a voi.

L'Albero degli amici
 
Esistono persone nelle nostre vite che ci rendono felici
per il semplice caso di avere incrociato il nostro cammino.
Alcuni percorrono il cammino al nostro fianco,
vedendo molte lune passare,
gli altri li vediamo appena tra un passo e l'altro.
Tutti li chiamiamo amici e ce sono di molti tipi.
Talvolta ciascuna foglia di un albero rappresenta uno
dei nostri amici.
**
 Il primo che nasce è il nostro amico Papà e la nostra
amica Mamma,
che ci mostrano cosa è la vita.
Dopo vengono gli amici Fratelli, con i quali dividiamo il
nostro spazio affinché possano fiorire come noi.
Conosciamo tutta la famiglia delle foglie che
rispettiamo e a cui auguriamo ogni bene.
**
Ma il destino ci presenta ad altri amici che non
sapevamo avrebbero incrociato il nostro cammino. Molti di loro
li chiamiamo amici dell'anima, del cuore.
Sono sinceri, sono veri. Sanno quando non stiamo bene,
sanno cosa ci fa felici. E alle volte uno di questi amici dell'anima
si infila nel nostro cuore e allora lo chiamiamo innamorato.
Egli da luce ai nostri occhi, musica alle nostre labbra,
salti ai nostri piedi.
**
Ma ci sono anche quegli amici di passaggio, talvolta una
vacanza o un giorno o un'ora. Essi collocano un
sorriso nel nostro viso per tutto il tempo che stiamo con loro.
**
Non possiamo dimenticare gli amici distanti, quelli
che stanno nelle punte dei rami e che quando il vento
soffia appaiono sempre tra una foglia e l'altra.
Il tempo passa, l'estate se ne va, l'autunno si
avvicina e perdiamo alcune delle nostre foglie, alcune nascono
l'estate dopo, e altre permangono per molte stagioni.
**
Ma quello che ci lascia felici è che le foglie che
sono cadute continuano a vivere con noi, alimentando le nostre
radici con allegria.
Sono ricordi di momenti meravigliosi di quando
incrociarono il nostro cammino.
  **
Ti auguro, foglia del mio albero, pace
amore, fortuna e prosperità.
Oggi e sempre ... semplicemente perché ogni persona che
passa nella nostra vita è unica.
Sempre lascia un poco di se e prende un poco di noi.
Ci saranno quelli che prendono molto,
ma non ci sarà chi non lascia niente.
**
Questa è la maggior responsabilità della nostra vita e
la prova evidente che due anime non si incontrano
per caso.


Pochi giorni dopo vedevo il film "Before Sunset" con Julie Delpy (meravigliosa) che pronunciava queste parole:

La gente che oggi ha un'avventura, perfino un rapporto serio, quando rompe dimentica, passa oltre, come se cambiasse marca di cereali.
Io non sono mai riuscita a dimenticare gli uomini con cui sono stata.
Ogni persona aveva le sue specifiche qualità e non si può rimpiazzare nessuno.
Colgo dei particolari in loro dei dettagli che mi colpiscono e di cui poi sento la mancanza a volte per sempre.
Non puoi rimpiazzare nessuno perché ognuno porta con sé dettagli magnifici e unici.

martedì 18 luglio 2023

PERCHÈ MANGIAMO GLI ANIMALI?


Mangiare la carne è un DIRITTO, conoscere gli orrori quotidiani degli allevamenti intensivi* è un DOVERE.


* In America il 99% dei polli da carne, il 97% delle galline ovaiole, il 99% dei tacchini, il 95% dei maiali e il 78% dei bovini provengono da allevamenti intensivi.

Le galline ovaiole, i broiler (i polli da carne) e i tacchini
1. Le gabbie delle galline ovaiole hanno una grandezza di 4 decimetri quadrati, poco meno di un foglio A4. Le gabbie sono accatastate in pile da 3 a 9. I capannoni sono privi di finestre. La base delle gabbie è fatta di fil di ferro (che sega le zampe);
2. I broiler vengono macellari verso le 6 settimane di vita. Grazie alla manipolazione genetica i polli sono indotti a crescere più del doppio in meno della metà del tempo: i muscoli e i tessuti grassi crescono più in fretta delle ossa causando deformazioni e malattie. Dall'1 al 4% dei polli muore in preda alle convulsioni, il 5% hanno le cavità corporee piene di liquidi. 3 polli su 4 hanno difficoltà di deambulazione e sono afflitti da dolori cronici.
La maggior parte impazziscono, diventano violenti e per questo vengono mutilati di unghie, ali e becco.
3. I polli e i tacchini vengono portati alle macellazione, spesso a centinaia di chilometri di distanza, senza nè cibo nè acqua. Arrivati a destinazione vengono agganciati a ceppi metallici e passati in una vasca d'acqua elettroficata che spessi li stordisce soltanto facendoli passare alle fasi successive, di dissanguamento e scottatura, ancora coscienti;
4. I pulcini maschi delle galline ovaiole (che non essendo broiler non sono destinati a diventare carne) finiscono su una piastre elettrificate, calpestati e triturati vivi. Sono considerarti inutili.

I pesci e le prede accessorie
1. In media la pesca a strascico dei gamberetti porta a gettare fuoribordo l'80-90% del pescato, morto o morente, in quanto cattura secondaria. Pensa al tuo piatto di sushi e poi immagina un altro piatto di un metro e mezzo di diametro: quello è stato il prezzo da pagare, chili di animali morti, per servirti il tuo sushi;
2. Le reti a strascico comprimono tra loro centinaia di specie diverse che vengono squarciate sui coralli, sbattute sulle rocce e infine issate fuori dall'acqua con una decompressione dolorosa che può causare l'esplosione degli occhi o far uscire gli organi interni dalla bocca.
3. Nella pesca con rete a circuizione (il principale metodo per la pesca del tonno) la maggior parte degli animali trova la sua morte sul peschereccio dove soffoca poco a poco oppure per il taglio delle branchie che avviene quando il pesce è ancora cosciente. In alcuni casi i pesci sono buttati sul ghiaccio dove muoiono lentamente e dolorosamente in un arco di tempo che può arrivare anche a 14 minuti.
4. Negli allevamenti ittici l'acqua è così sporca da rendere difficoltosa la respirazione, l'affollamento è così intenso e le carenze alimentari così forti che gli animali cominciano a cannibalizzarsi per evitare la morte.

I maiali
1. In 4 casi su 5 le scrofe gravide trascorrono le 16 settimane della gravidanza confinate in una gabbia da gestazione così piccola che non saranno in grado di girarsi. Non hanno una lettiera e a forza di sfregarsi contro la gabbia hanno piaghe grandi anche qualche centimetro, nere e piene di pus.
2. Molti maialini nascono deformi e nell'arco delle prime 48 ore subiscono, senza anestesia, l'amputazione della coda e la troncatura dei denti a spillo. Quando arriva il momento dello svezzamento, tra il 9 e il 15% dei maialini sono morti.
3. Un bombardamento di antibiotici, ormoni e altre medicine nel cibo tiene in vita la maggior parte degli animali fino al momento della macellazione malgrado le malattie.


I bovini
1. Alcuni impianti di macellazione scelgono deliberatamente metodi di stordimento meno efficaci per indurre l'animale a dissanguarsi in fretta. Diciamo le cose come stanno: si dissanguano, si scuoiano e si dissezionano animali ancora coscienti.
2. Negli impianti vengono macellate vacche nella stadio avanzato della gravidanza: quando le interiora della vacca cadono sul tavolo di eviscerazione, gli uomini vanno a scartare l'utero e tirano fuori i vitelli. Li chiamano "aborti" e usano il loro sangue per le ricerche sul cancro.


Dal 2000 a oggi lavoratori del settore sono stati filmati mentre usavano bastoni grandi per colpire piccoli tacchini, calpestavano polli per vederli "esplodere", picchiavano maiali claudicanti con tubi metallici e dissezionavano consapevolmente bovini del tutto coscienti.Questi ATTI DI CRUDELTA' DELIBERATI avvengono su base regolare nel 32% degli impianti statunitensi visitati durante le ispezioni annunciate (= cioè durante ispezioni che danno il tempo ai macelli di rimuovere i problemi peggiori!).

Gli allevamenti intensivi calcolano quando possono tenere gli animali vicini alla morte senza ucciderli. E' questo il loro modello di business. A che velocità possono farli crescere, quanto possono pigiarli, quanto o quanTo poco possono mangiare, quanto possono ammalarsi senza morire. TRATTANO GLI ANIMALI VIVI COME QUELLI MORTI.

In un'occasione Martin Luther King affermò con passione che "prima o poi arriva l'ora in cui bisogna prendere una posizione che non è nè sicura, nè conveniente, nè popolare". A volte bisogna prendere una decisione semplicemente "perchè è la coscienza a dire che è giusto".

Da "SE NIENTE IMPORTA. Perchè mangiamo gli animali?" di Jonathan Safran Foer

domenica 14 maggio 2023

VISITARE PARIGI FA BENE ALLO SPIRITO

Il modo migliore per descrivere un viaggio a Parigi è: rigenerante.
Basta passeggiare per le strade e osservare la gente per farsi contagiare dal fermento intellettuale e artistico di una città sempre in movimento.
Angoli retrò e squarci di futuro si alternano e si fondono, quasi a voler ricordare che sono quegli spessi strati di cultura sedimentati nel tempo a ispirare la Parigi di oggi, emblema di una modernità in continua evoluzione.

Certo, se è la prima volta che mettete piede in città non posso non consigliarvi di visitare i due emozionanti musei del Louvre e d’Orsay.
Il primo custodisce i più grandi capolavori dell’arte mondiale, dalla Gioconda e la Vergine delle Rocce di Leonardo alla Venere di Milo, Amore e Psiche del Canova e la maestosa Nike di Samotracia; il secondo ospita le opere di tutti i grandi maestri della pittura moderna, da Monet, Manet, Pissarro, Sisley, Renoir, Degas ai post-impressionisti quali Van Gogh, Gauguin, Cézanne (detto onestamente per gli amanti di questo genere c’è da rimanere senza fiato). Non fatevi spaventare dalla vastità degli spazi o dal pensiero del coda: basta acquistare i biglietti il giorno prima presso la Fnac sugli Champs-Elysées e in pochi minuti si è pronti per iniziare la visita. Un prezioso consiglio: dimenticatevi dell’itinerario guidato e non fatevi tabelle di marcia, lasciatevi semplicemente affascinare dalle opere. Si tratta di un’esperienza unica, non solo per gli appassionati d’arte ma per chiunque: un simile spettacolo di bellezza e poesia costituisce un potentissimo stimolo per la mente, accresce la voglia di fare, di creare, di inventare...

Detto questo, il migliore suggerimento che sento di dare a chi visita Parigi è quello di mettere da parte guida e cartina per sentire, respirare l’energia e l’estro di questa città. Forse nemmeno ve ne accorgerete ma l’atmosfera colorata, multietnica, creativa che vi circonderà alimenterà dentro di voi un improvviso desiderio di conoscenza, riflessione, miglioramento.
Parigi è viva, palpitante, eccentrica. Parigi costringe a riflettere su cosa significhi fare cultura in senso alto e a ricordare che è un dovere di ogni essere umano valorizzare il proprio ingegno e il proprio talento.

Ce lo ricordano le botteghe degli artisti e antiquari lungo la Senna, gli angoli bohémienne di Montmartre, l'atmosfera meditativa e poetica del Giardino delle Tuileries, il bellissimo effetto di luce creato dalla piramide del Louvre ...

sabato 13 maggio 2023

LA GIOIA SI CHIAMA KUNDALINI YOGA

Sono rari i momenti in cui provo una sensazione di felicità così profonda e completa, forse perché non è di felicità che dovrei parlare.

Nel Kundalini Yoga la parola che viene pronunciata più spesso è “gioia”, un concetto che forse meglio di tutti è in grado di esprimere quello stato di beatitudine incondizionata e armoniosa che si raggiunge durante la pratica.

Per la prima volta nella mia vita, grazie alla magia di questa esperienza, ho provato un senso di gratitudine verso l’esistenza, un sentimento che non ha nulla a che vedere con la religione o con Dio.
E’ pura gioia d’essere, è sentirsi in totale armonia con la vita.

Durante la pratica i problemi e le paure scorrono via, leggeri. Li possiamo osservare con distacco, quasi stupendoci del potere che hanno abitualmente su di noi.
La mente si riconcilia con i pensieri e con il vivere quotidiano per scivolare in una nuova dimensione di amore incondizionato. L’anima si espande e la sensazione di luminosità, bellezza e poesia è un sentimento tanto forte da commuovere.

Kundalini è energia, gli yogi la chiamano shakti, l’energia residuale della creazione (the one energy out of which the other energies arise). Per me, abituata a convivere con un senso perenne di vuoto e di inquietudine esistenziale, significa speranza.
Speranza che risiedano dentro di noi, e non nelle religioni e nei falsi miti, la conoscenza del nostro essere e la chiave per espandere la nostra coscienza.

Secondo gli yogi, l’energia Kundalini risiede nell'osso sacro; se risvegliata con la pratica, attraversa tutti i chakra fino al settimo, detto Sahashrara, per connettersi con l'energia onnipervadente universale (yoga).

mercoledì 26 aprile 2023

IL GATTO MAESTRO DI VITA

Il gatto è un animale molto interessante da studiare e dal quale apprendere.
Basta ospitarne uno in casa per intuire che dai suoi comportamenti è possibile trarre preziose lezioni di vita e per accorgersi che quel tenero batuffolo di pelo in realtà la sa molto più lunga di quanto sembri …
Nessun animale come il gatto è maestro nell’arte di dipendere da qualcuno senza privarsi della propria indipendenza: il gatto è, infatti, capace di condividere con il proprio amico umano momenti di tenerezza di rara intensità, di abbandonarsi senza resistenze al calore di una carezza senza però rinunciare mai alla propria individualità.
Questo intrigante felino è, altresì, dotato di un intuito ed empatia del tutto unici grazie alla sua straordinaria capacità di percepire e cogliere anche i segnali più nascosti, le vibrazioni più sottili.
Prima di esporsi, infatti, il gatto raccoglie quante più informazioni possibili, tramite l'osservazione.
Non è raro vederlo acquattato nel punto più alto della casa, intento a registrare tutti i nostri comportamenti e abitudini.
Se imparassimo ad osservare gli altri con la stessa calma e attenzione con cui il gatto guarda noi, ci regaleremmo l’opportunità di conoscere il prossimo non solo per quello che dice o che fa ma per quello che realmente è.
Allo stesso modo se imparassimo ad analizzare il mondo con la sua stessa curiosità e intelligenza, la nostra creatività e ingegno ne ricaverebbero un sorprendente beneficio.
Il nostro amico felino, infatti, non ha fretta di capire. Si concede tempo e studia i dettagli. E raramente sbaglia.

Il gatto è un animale domestico non addomesticabile, non riconosce l’autorità dell’uomo perché all’obbedienza ha sostituito il rispetto: se accetta una regola o risponde a un richiesta è solo perché lo vuole, su di lui obblighi e costrizioni non sortiscono il minimo effetto.

Come disse il poeta francese Theophile Gautier: “Se sei degno del suo amore, un gatto sarà tuo amico, ma mai il tuo schiavo”.


per f.

giovedì 20 aprile 2023

AIUTARE UN AMICO A NON COMMETTERE UN ERRORE

Credo che sia capitato a tutti di vedere una persona cara sul punto di compiere un palese sbaglio e non sapere cosa fare.
A me sta succedendo proprio in questi giorni, con la mia migliore amica che in un momento di forte vulnerabilità ha deciso di sposare un uomo praticamente sconosciuto per scongiurare il pericolo – irrazionale – della solitudine.
Ogni tentativo di farla ragionare ha sortito l’unico effetto di creare tensione tra di noi e di mettere in dubbio la buona fede dei miei consigli.

Putroppo la paura e l’ansia hanno il potere di annebbiare la mente al punto tale da scardinare le certezze di una vita, come la bontà d’intenti e la sincerità di sentimento di un’amica storica.
Chi è vittima di questi meccanismi perde ogni spirito critico e tende ad interpretare ogni parola che non asseconda la decisione presa come un attentato alla sua felicità. E’ un attimo che gli amici più sinceri, quelli che hanno il coraggio e la forza di contraddire la scelta, finiscono nella lista nera, etichettati come persone moleste, inopportune e, nella più triste delle ipotesi, invidiose.
In questi casi l’unica cosa intelligente da fare è rinunciare all’idea di poter cambiare le cose: la probabilità che le nostre parole possano venire mal interpretate o, addirittura, compromettere il rapporto di amicizia è troppo alta. Imparare a sostenere senza interferire non è facile, per farlo occorre mettere da parte il senso di responsabilità e lasciarsi guidare dai sentimenti.
Davanti a una decisione definitiva, infatti, abbiamo una sola alternativa: schierarci al fianco dell'amico e garantirgli il nostro sostegno incondizionato.
Non importa se non la approviamo, una volta che la scelta è stata presa il nostro unico compito è cercare di rendere quel cammino il più sereno e positivo possibile.
E' il dovere di ogni genitore ma anche quello di ogni amico che voglia meritarsi di chiamarsi tale.

domenica 9 aprile 2023

IL PICCOLO NICOLAS E I SUOI GENITORI

Se anche voi, come me, siete stanchi di matrimoni falliti, famiglie allargate e psicosi generalizzate, vi consiglio un film: “Il piccolo Nicolas e i suoi genitori”.
Nicolas è un bambino di otto anni un po’ fuori moda, vive nella Francia degli anni Cinquanta ed è genuino, schietto e felice: “Mi chiamo Nicolas. Ho due genitori che mi vogliono bene, un gruppo di amici fantastici con cui mi diverto tantissimo”.
Nel suo mondo i bambini si mettono ancora in fila per due, rispettano la maestra, vanno in castigo nell’angolo e prendono bonariamente in giro il bidello. E se decidono di fuggire di casa con tanto di fagotto, spinti dalla paura di perdere l’amore di mamma è papà, arrivano al massimo fino in fondo alla via e poi tornano indietro.

Non esistono bambini soli e inascoltati, bambini che si sentono inadeguati o che diventano ansiosi e aggressivi perché soffocati dalle aspettative dei genitori. Nel mondo di Nicolas i bambini hanno un compito solo: essere buoni ed educati e fare del proprio meglio a scuola.

Non ci sono donne perfette e provocanti sempre in agguato, matrimoni disperati, mariti in carriera e in crisi, mogli insoddisfatte e frustrate, lunghi silenzi a tavola e notti insonni. A casa di Nicolas i genitori talvolta litigano, hanno le “giornate no” e sbattono la porta, soprattutto se papà, impiegato, è in attesa di una promozione che tarda ad arrivare. Finita la burrasca però si abbracciano e tornano a sorridere; papà, magari, improvvisa un teatrino di facce buffe durante la cena per cancellare tutti i problemi e non pensarci più.

Non ci sono le veline, i grandi fratelli, il disagio giovanile, i disturbi alimentari, la violenza e il bullismo. Le bambine giocano con le bambole o provano a fare le donne in maniera teneramente civettuola, i maschietti sognano di fare il lavoro di papà oppure non lo sanno “perché la loro vita è bella così e non vogliono che cambi”. Talvolta però ci ripensano perché cosa vorrebbero fare da grandi, in realtà, lo sanno: fare ridere la gente.

giovedì 6 aprile 2023

COPPIE CHE PARTONO CON IL PIEDE SBAGLIATO

Chi ben comincia è a metà dell’opera”, detta un famoso proverbio.
Niente di più vero: l’esperienza dimostra che, in moltissimi casi, iniziare un’avventura con il piede giusto aumenta le possibilità di successo.
Nei rapporti di coppia, però, il discorso non sempre è così lineare, soprattutto quando gli individui coinvolti sono complessi e difficilmente disposti a limare i propri spigoli per accogliere qualcun altro nella propria vita.
E’ altamente probabile che tra due persone carismatiche, enigmatiche e con una forte personalità possano nascere scintille. E’ più difficile, invece, che un’attrazione di questo tipo riesca a trasformarsi in un rapporto maturo basato sulla comprensione, la fiducia e la totale accettazione dell’altro.
Affinché questo succeda è, infatti, fondamentale rinunciare all’idea di poter comprendere ogni sfumatura del partner e di poterne prevedere i comportamenti.
In questi casi, infatti, l’ansia da controllo può risultare molto più dannosa che in altri. Per un motivo molto semplice: il controllo è impossibile.

Le persone inquiete e complicate, infatti, possono apparire tanto affascinanti quanto incoerenti e inafferrabili. Non riuscire a vivere le particolarità dell’altro con la giusta maturità e armonia significa inevitabilmente cadere vittima dell’ansietà, della rabbia e della frustrazione.
Con il rischio ancora più grave di giungere a detestare e desiderare di opprimere proprio quelle qualità di cui ci si era innamorati.
Le personalità poliedriche e complesse, infatti, molto più di altre, hanno bisogno di comprensione e di stimoli per dare il meglio di se, sia come individui sia come compagni.
In questi casi la coppia deve basare la propria solidità sulla sintonia e la creatività nonché sulla capacità dei partner di sentirsi intimamente parte l’uno dell’altra, di riuscire a toccarsi anche quando non sono vicini.
Raggiungere la serenità e l’armonia al fianco di una persona eclettica e imprevedibile non è affatto semplice, richiede saggezza e un meticoloso lavoro interiore di consolidamento della propria autostima ed empatia.
E, soprattutto, richiede molto tempo.
Tuttavia, come accade per molte conquiste che necessitano di impegno e coraggio, le soddisfazioni che ne conseguiranno saranno importanti e, con molta probabilità, in grado cambiare il significato e lo spessore della vita.

venerdì 31 marzo 2023

IL SEGRETO PER UN BUON SONNO

Nella vita di tutti i giorni assistiamo allo scorrere di miliardi di parole; la maggior parte si disperdono, altre si ricordano, pochissime si imprimono nella memoria e ci accompagnano nel tempo: si tratta di riflessioni o consigli che, condivisi in un momento particolare o espressi nel modo giusto, hanno il potere di toccare le nostre corde più sensibili e di offrirci una prospettiva diversa, un aiuto concreto.

Ho trascorso gran parte delle mie notti insonni interrogandomi su quale fosse il modo giusto, lo spirito migliore per approcciarsi al sonno.
Ho provato a tranquillizzarmi praticando training autogeno, a stancare la mente con letture impegnate, ad annoiarmi con i cruciverba. Nulla funzionava, nulla riusciva a rilassarmi davvero.
Poi un giorno una persona mi ha dato il più prezioso dei consigli: “il tuo obiettivo deve essere il sonno del giusto, devi essere in pace con te stessa e con gli altri per poterti abbandonare serenamente al sonno”.
In quel momento ho capito che per riconciliarmi con la notte dovevo lavorare su me stessa di giorno, dovevo arrivare a sera realmente appagata per “potermi godermi il meritato riposo”.

Questo significa, innanzitutto, vivere ogni momento della giornata con l'obiettivo di migliorare se stessi: lavorare per crescere, collaborare per apprendere, leggere per riflettere, vivere per emozionarsi.
Ogni singolo istante può apparire diverso se lo si vive con il desiderio di aumentare la conoscenza e di donare agli altri, liberando la propria sensibilità.
Il “fare del proprio meglio” non può regalare la felicità, in compenso dona l’armonia. La serenità deriva dalla capacità di essere in pace con se stessi, difendendo la propria libertà e idee, dedicandosi agli altri, coltivando gli affetti, lottando per migliorare i propri contenuti spirituali.

Ogni conquista interiore, ogni sentimento positivo dona fiducia in se stessi, amore e soddisfazione. E' questo il miglior segreto per un dolce sonno.

giovedì 16 marzo 2023

MALESSERE LAVORATIVO: L'IMPORTANTE E' NON ARRENDERSI

Ci sono momenti in cui amare il proprio lavoro diventa difficile.
Soprattutto nei momenti di crisi o di disorganizzazione aziendale è frequente, infatti, ritrovarsi a svolgere attività prevalentemente routinarie e poco stimolanti, senza obiettivi di crescita chiari, scarsamente valorizzati dai superiori o poco in sintonia con i compagni di lavoro.
In queste situazioni può accadere che aspetti prima trascurati diventino motivo di malessere: gli straordinari non pagati, le ore trascorse in auto per raggiungere l’ufficio, i pasti veloci e poco salutari, gli sforzi non riconosciuti, le idee non premiate, l’incompetenza del capo, le invidie dei colleghi …
Cadere in balia della frustrazione e dell’insofferenza è un attimo, così come convinversi di non essere tagliati per la carriera e affliggersi per aver trascurato inutilmente gli “aspetti più importanti della vita in tutti questi anni”.

In questi casi la reazione di molte persone è andare a rispolverare il proprio accordo di assunzione, studiare i doveri contrattuali e decidere di cominciare a rispettarli nel modo più rigido possibile (“da oggi in poi faccio il minimo indispensabile e alle sei in punto spengo il pc”).
Il rischio più grande è quello di illudersi, così facendo, di guadagnare alcune ore “di vita” senza accorgersi che, in realtà, se ne stanno buttando via otto!
E’ un errore, infatti, pensare che ridurre l’impegno lavorativo e guadagnare tempo libero possa alleviare il senso di scontentezza e delusione.
Può sembrare un onesto compromesso ma non è così: non si possono barattare la creatività e la soddisfazione intellettuale. Non c’è nulla che valga così tanto.
In realtà l’unico effetto che si ottiene è un appiattimento celebrale e un avvilimento dell’entusiasmo e delle aspettative. Infatti, se da un lato c’è la conquista di qualche ora di libertà da dedicare alla famiglia o a se stessi, dall’altro c’è il rischio di trovarsi senza lo spirito e l’energia per viverle con la giusta intensità.

Quando il lavoro diviene motivo di malessere è, quindi, fondamentale evitare di soffocare l’insoddisfazione ma imparare, piuttosto, ad ascoltarla: la sensazione di disagio, infatti, può costituire un potente stimolo al cambiamento (sia nella forma di iniziative per migliorare la situazione corrente sia nella ricerca attiva di un nuovo posto di lavoro) mentre l’accontentarsi di un magro risarcimento in tempo libero significa, nella migliore delle ipotesi, un contratto di schiavitù a vita con l’apatia.

sabato 11 febbraio 2023

I NEONATI AMANO MOZART

Il dibattito sul cosiddetto "effetto Mozart" è ancora aperto, le polemiche continuano e, ancora oggi, non si sa quanto ci sia di vero in questa teoria.
Per chi non ne avesse mai sentito parlare, si tratta di un filone di pensiero che nasce nel 1993, quando lo psicologo Frances Rauscher pubblicò i risultati di una sua ricerca (in realtà basata sui risultati di un solo test) in cui dimostrava che i bambini, a cui era stata fatta ascoltare la sonata in D maggiore di Mozart per 10 minuti prima del test, avevano ottenuto un punteggio QI superiore di 9 punti rispetto ai bambini che non avevano ascoltato la musica.
Si tratta di una tesi molto affascinante, successivamente avvalorata da studi che dimostrarono come la musica classica fosse in grado di favorire negli infanti lo sviluppo di abilità particolari, soprattutto di natura linguistica, matematica e spaziale.

Personalmente sono convita che lo stimolo musicale, più di molte altre sollecitazioni, abbia la straordinaria capacità di influire sullo sviluppo emotivo, spirituale e culturale dei piccoli.
Mi è, infatti, capitato di notare come bambini cresciuti in ambienti creativiti, che imparano già nella tenera età a familiarizzare con gli strumenti, sviluppino nel tempo, non solo un forte talento musicale, ma anche straordinarie doti di intuito, sensibilità e perspicacia.
E', inoltre, indubbio l'impatto della musica sul sistema emotivo: alcuni studi dimostrano che, addiruttura in fase prenatale, l'ascolto di musica classica, e di Mozart in particolare, induce uno spostamento del cervello del feto da uno stato di iperattività ad uno stato di vigilanza e rilassamento.

So che da neonata mia madre soleva farmi addormentare con gli arrangiamenti di brani di Beethoven, Chopin e Mozart realizzati un pianista francese (questo è quanto emerge dai suoi racconti, io non ne ho memoria).
Ricordo molto bene, invece, che faceva lo stesso quando avevo la febbre; al caldo delle coperte, cullata da quelle dolci note, ripenso alle mie prime influenze come ad alcuni dei momenti più sereni e tranquilli della mia infanzia.
La cosa interessante è che, ancora oggi, quando ascolto quei brani provo la stessa sensazione di benessere che provavo allora. E' una sorta di calmante naturale, che agisce riportando alla memoria antiche emozioni, piacevoli ricordi.
Una sensazione bellissima che, poichè incisa nelle cellule più antiche della mia memoria, potrò rievocare ogniqualvolta lo vorrò, per sempre.

venerdì 10 febbraio 2023

RITA LEVI-MONTALCINI: UN CERVELLO CHE CONTAGIA

Ci sono persone che mi fanno sentire piccola, che quando le osservo penso: "perchè costoro lasciano un solco sulla Terra mentre io mi limito a transitare?".
Talvolta mi sembra di avere una vita piena o, perlomento, mi sento perennemente indaffarata. Poi alzo gli occhi da me, guardo meravigliata il contributo che altre persone danno alla vita e ho la sensazione di sprecare la mia energia, di disperdela in cose prive di valore.
Un esempio di grandiosità umana, anzi l'esempio per eccellenza, è Rita Levi-Montalcini, una rara fusione di grazia e bellezza
Levi-Montalcini, una giovane anziana dallo sguardo limpido e fiero, che solo gli esseri liberi hanno il privilegio di avere; due occhi vivi che bramano il sapere, la verità e la giustizia.
Una donna che ha saputo resistere ai modelli culturali del suo tempo e alle lusinghe del successo, una donna che ha combattuto fino ad oggi per dimostrare che si può lasciare un segno del mondo senza perdere se stessi, senza rinunciare ai propri valori.
Una scienziata che ha investito sui giovani e sulla cultura con una carica vitale e una creatività uniche, che non ha mai avuto bisogno di sostenere la propria immagine. A lei basta essere. Con una semplicità e una modestia uniche.

Quello che rimane di ognuno di noi non è collegato al percorso temporale, ma alla qualità della vita trascorsa nella volontà di mettere il sapere al servizio del benessere del genere umano.

Quando rifletto su queste (sue) parole il mio lavoro e il mio impegno quodiano mi sembrano banali ed inutili.
Certo, offro il mio piccolo contributo alla crescita economica ma che cos'è il PIL in confronto al progresso scientifico e umano?
Qualcuno potrebbe farmi notare che anche io, nel mio piccolo, contribuisco indirettamente all'evoluzione: in qualità di pedina di un ingranaggio che crea valore e produce ricchezza, anche io do una mano a finanziare la ricerca e, quindi, offro l'opportunità a qualcuno di guardare un po' più avanti. Qualcun'altro, appunto, non io.
Io do un piccolo contributo...non sarebbe un mio dovere umano essere in prima linea?

giovedì 9 febbraio 2023

VIVERE SULLA TERRA PER L'ETERNITA'

Mi sono innamorata di Jonstein Gaarder leggendo uno dei suoi più celebri romanzi: Maja.
La sua sensibilità verso le tematiche esistenziali emerge già dalle prime pagine, quando compare un accendino magico...

"Questo è un accendino magico, se adesso fai fuoco vivrai sulla terra per l'eternità."
Con decisione sollevò l'accendino e lo accese.
"Non ce ne sono tanti come noi."
Non eravamo per nulla nervosi all'idea di vivere in eterno. Avevamo una paura folle del contrario.

Ricordo che lessi queste righe più e più volte.
In quel momento, per la prima volta, mi sentii capita: anche io ero come loro, anche io ero uno dei pochi!

Non mi sono mai sentito vicino ai deboli di cuore che indietreggiano davanti al pensiero di vivere in eterno. (...) la maggior parte degli uomini desidera morire. bene, bene! E' bello che la natura si sia così saggiamente adeguata. (...)

Chi rifiuta di arrendersi alla limitazione temporale della vita si trova già nella terra di nessuno. Si rende conto che ben presto non ci sarà più, quindi è già andato per metà. Che abbia 5 o 50 anni ancora da vivere, non è importante.

Avevo trovato i miei simili: uomini che come me avrebbero voluto vivere per sempre, che soffrivano, che non potevano capire come il mondo potesse continuare anche senza di loro. 
Persone che rifiutavano l'idea di perdere la coscienza di sè, di lasciare ogni ricordo, ogni affetto.
Uomini che, forse, talvolta arrivavano a fare il mio stesso pensiero: "preferirei vivere moribonda all'infinito, pur di non sparire".

Oggi a distanza di tempo mi sento confusa: devo sentirmi orgogliosa della mia condizione di "non rassegnata alla morte" oppure devo riconoscerlo come un limite? E' vero che chi, in consonanza con l'essenza delle cose, vede la morte come un qualcosa di naturale e da accettare, è paragonabile ad un anfibio del Devoniano?
E' davvero evoluto colui che si oppone (inutilmente) al ciclo della vita? Oppure lo è piuttosto chi, grazie a un cammino, arriva a sentirsi parte consapevole di qualcosa di più grande?

mercoledì 8 febbraio 2023

ROOMBA: OGNI PAVIMENTO E' UN TRAVAGLIO











Credo che Roomba sia di sesso maschile: solo l'uomo è in grado di fare un sacco di "rumore" per fare anche il più insignificante dei lavori domestici!
Per chi non lo sapesse, Roomba è un simpatico aspirapolvere intelligente, capace di pulire ogni pavimento in completa autonomia (in questo, effettivamente, si distingue un po' dall'uomo...).
E' poco ingombrante, relativamente silenzioso e quando è scarico ritorna diligentemente alla sua base per ricaricarsi.
Se lo lasci fare elimina da terra ogni traccia di sporco. E tu sei felice.
Ad una condizione però: devi evitare di guardarlo mentre è all'opera. Altrimenti le conseguenze sono due: o lo butti dalla finestra oppure, se quel giorno ti senti buona, mossa a compassione ti ritrovi ad aiutarlo nelle pulizie.
Roomba al lavoro è un delirio: sbatte contro ogni ostacolo che incontra, quindi torna indietro, si scontra con qualcos'altro, riparte, investe, ritorna e di nuovo cozza e ancora urta. Finchè finalmente riesce a raccogliere il tanto agognato ciuffo di polvere sotto la sedia.
Magari quest'impresa del ciuffo può durare anche una buona mezzora, mentre tu in piedi di lato pensi: mi chino, raccolgo il ciuffo, vado al bidone della spazzatura, getto il ciuffo ed è fatta! Tre secondi, massimo quattro!

Il fatto è che ragionare così è sbagliato. Lo sanno i markettari della iRobot che, infatti, hanno scelto il messaggio comunicativo giusto (vd. immagine): per te, donna che lavori, il tempo ha un valore, per Roomba no. Roomba ha tutto il tempo che vuole.
Se Roomba impiega due ore a pulire 20 mq di salotto sono affari suoi. Lui non si lamenta e non ha la parcella oraria!

L'atteggiamento giusto è entrare in casa, guardare Roomba che dorme attaccato alla sua base e il pavimento bello pulito e pensare: adesso mi sdraio sul divano!

MATERNITA' E CARRIERA

Credo che uno dei momenti più difficili per una giovane donna in carriera sia affrontare il tema della maternità.
Di solito accade questo: appena finita l'università, forte del tuo bagaglio di entusiasmo e ambizione, inizi la classica "gavetta" in azienda, lavorando una media di dieci ore al giorno in cambio di pochi spiccioli. Con il passare del tempo arrivano le prime soddisfazioni, i primi riconoscimenti ma anche una nuova consapevolezza: siccome sei donna il tuo dovere non è solo fare il tuo lavoro - bene - ma anche giustificare continuamente il tuo stipendio.
Devi, infatti, provare continuamente di avere delle skills superiori a quelle dei tuoi colleghi maschi e dimostrare di avere grinta e fermezza da vendere ("quella sì che ha carattere, è più stronza di un uomo": è il più grande apprezzamento che una donna può sperare di ottenere!).
La cosa assurda è che se ti trovi in questa situazione devi già ritenerti fortunata: ci sono aziende che per policy non assumono donne o, se lo fanno, le relegano alla reception o le mettono in segreteria.

E il peggio deve ancora arrivare.
Quando finalmente raggiungi una posizione di responsabilità, circondata dal rispetto e dalla stima generale, succede che vai al parco e ti soffermi a guardare una carrozzina qualche minuto di troppo...
La prima reazione è cercare di reprimere quel desiderio sul nascere con frasi del tipo: "sono troppo giovane (trent'anni???)", "al giorno d'oggi le donne fanno figli senza problemi anche dopo i quaranta", "una mamma matura è più consapevole e trasmette più serenità ad un figlio". E ancora: "hai visto che fine hanno fatto tutte quelle coppie che hanno bruciato le tappe!", "è giusto mettere al mondo un figlio solo quando si è in grado di dargli il meglio!". E via dicendo...

Quando però la voglia di un bambino diventa grande, ti rendi conto che solo una delle difficoltà che hai pensato non è pretestuosa: la paura per il lavoro.
A quel punto la sequenza è questa:
1. Visualizzi la scena di te che bussi alla porta del tuo capo per annunciargli il lieto evento e ti viene la pelle d'oca. Non hai dubbi su quale sarà la sua reazione: uno sguardo pieno di emozione che parla da solo: "ma ti rendi conto del disagio che ci provocherai?", "ti sembra il momento con tutti i progetti delicati che ci sono?", "è un momento di svolta per l'azienda e tu ci lasci in difficoltà?".
2. Pensi: ChisseNeFrega, tanto sarò talmente contenta per il mio bambino che qualsiasi cosa accadrà mi scivolerà addosso (e cerchi di non ripensare alla tua collega che, alcuni anni prima nella stessa situazione, si era fumata un pacchetto intero di Malboro (incinta!) per riuscire a bussare a quella porta!).
3. Visualizzi il dopo: tu che torni in ufficio ed acconsenti a vedere tuo figlio sveglio solo nel fine settimana per riprenderti il tuo ruolo (chiaramente senza possibilità di crescita perchè prima devi scontare il terribile danno che hai causato all'azienda) oppure tu davanti a una fotocopiatrice per il resto dei tuoi giorni.
4. Pensi: qualcuno non poteva dirmi queste cose appena finita la maturità anzichè parlarmi di ambizione e di successo?

venerdì 3 febbraio 2023

LA METAFORA DEL FIORE DI LOTO


Più lo stagno è melmoso, putrido, fangoso, sporco, impuro e più il fiore che vi cresce è bianco, puro, immacolato, grande, perfetto.


Il fiore di loto è uno dei più suggestivi simboli del risveglio spirituale buddhista, un cammino che, spesso, trova origine nel dolore.


La rinascita di un uomo può trovare la sua forza solo nella comprensione delle proprie sofferenze e nella capacità di provarne compassione.
Così il fiore di loto, affondando le proprie radici nel fango, può assimilare il nutrimento necessario per sbocciare.

mercoledì 1 febbraio 2023

IL SENSO DI COLPA

Il senso di colpa trova terreno fertile in soggetti come me, fortemente autocritici e dotati di scarsa autostima.
Ho scoperto di essere una persona insicura l'anno scorso. Potrà sembrare assurso ma è così.
Ho trascorso trent'anni della mia vita accumulando successi, prima scolastici e poi professionali, per dimostrare agli altri e a me stessa di valere.
Non appena raggiungevo un obiettivo, identificavo subito un traguardo successivo.
Per moltissimo tempo sono andata avanti come un caterpillar, compiacendomi delle mie vittorie e ignorando il bisogno che le alimentava.

Intuivo che bastava un insuccesso o un imprevisto per destabilizzarmi ma preferivo non pensarci: inventavo qualche pretesto su cui sfogare il mio malessere ed andavo avanti.
Finchè alcuni fallimenti importanti della mia vita non mi hanno completamente messa in ginocchio. In quei momenti ho dovuto ammettere che ad essere sconfitta non non era solo Alice professionista o Alice compagna di vita ma Alice nella sua interiorità.
Di fronte ai pezzi della mia vita che non andavano nella direzione stabilita e sfuggivano al mio controllo, la prima reazione è stata mettere in discussione, colpevolizzare me stessa.
Ho scoperto così di non avere un centro, un equilibrio. Quella che consideravo la mia essenza, di fatto era solo il riflesso degli eventi esterni.

E' stato difficile realizzare di dovere costruire me stessa a trent'anni.
Soprattutto quando, fino all'anno prima, mi illudevo di aver fatto un sacco di strada e pensavo, perchè no, di essere quasi pronta a mettere al mondo un figlio.

Ora, nel mezzo del mio cammino di crescita, credo di aver identificato alcuni pensieri/atteggiamenti che, più di molti altri, possono nuocere seriamente alla stabilità di una persona:
1. Pretendere di poter controllare tutto, di poter adattare il mondo alle proprie esigenze. Al contrario, distendere i sensi e abbandonarsi alle emozioni può aiutare a cogliere la bellezza, le opportunità che spesso si nascondono dietro agli imprevisti.
2. Cristallizzare i propri piani di vita. E' molto importante, invece, imparare ad affidarsi in parte al destino ed assecondare i cambiamenti.
3. Confondere la relazione tra la nostra essenza e le nostre azioni: è lo spessore della nostra interiorità a determinare il nostro successo/insuccesso nella vita, non il contrario.

RICORDI DI UNA FEDE

Parecchi anni fa ho avuto una fase di avvicinamento alla religione cristiana, in parte spinta dalla voglia di capire e in parte dalla speranza di avvicinarmi alla fede.
La parola "fede" è già di per sè rivelatrice: "la fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono", dice la "Lettera agli Ebrei".
Gli stessi religiosi con cui mi confrontavo mi davano consigli esperti: "devi credere con il cuore, non con la testa", "abbandona le resistenze e mettiti nelle mani del Signore".
Ho deciso di concedere loro una chance: ho messo da parte i pregiudizi e ho provato a dare spazio alle sensazioni.
Trascorrevo ore all'interno di chiese desolate, nella penombra delle candele e pregavo immersa nel profumo dell'incenso. Mi sentivo effettivamente bene.
La religione ha la capacità di sedare la mente (i canti, le litanie, i toni, tutto concorre a donare tranquillità), in più fa sentire l'uomo in pace con la propria coscenza (perchè si sta attenendo ad una condotta che fin dalla tenera età gli è stata descritta come lodevole).
Come tutte le suggestioni mentali, però, riesce ad appagare i sensi ma non è in grado di ingannare a lungo l'intelletto...


Mi sento molto lontana da quel mondo, oggi. Ci sono però due immagini appese alle pareti della mia camera di bambina che ogni volta rivedo con tenerezza: la Madonna e gli Angeli.
Un po' come succede con Babbo Natale: desideri talmente tanto che esista, è un'idea così incantevole, che anche quando tutto sfuma non puoi non continuare a provare un po' di affetto per quel dolce signore dalla barba bianca.

domenica 29 gennaio 2023

LA CRISI ECONOMICA

Il 2022 è stato un anno lavorativamente difficile.
La regola all'interno della mia azienda era sopravvivere. Zero budget, zero investimenti, zero iniziative. Un unico progetto attivo: il cost saving.


Il lavoro ha sempre avuto un ruolo primario nella mia vita e il mio approccio proattivo e dinamico, molto apprezzato da superiori e clienti, è sempre stato il mio cavallo di battaglia.
Non avevo mai intuito le problematicità che si nascondevano dietro il mio atteggiamento, finchè la crisi economica non ha bloccato le attività e io mi sono ritrovata per la maggior parte della giornata senza nulla da fare.
Immagino che sia tediante per chiunque dover ammazzare il tempo. Io ho fatto di meglio: sono andata letteralmente in crisi. Una crisi che ha investito tutte le sfere della mia vita, come un tornado.
Abituata a vivere costantemente sotto pressione, la mente sempre impegnata in nuovi stimoli, mi sono ritrovata improvvisamente a fare i conti con i miei fantasmi.
Ho capito che stare in compagnia di me stessa non mi piaceva per nulla, avrei preferito stare al telefono con il più rompiscatole dei clienti!
Ho dovuto affrontare così la mia più grande sfida: imparare a stare in equilibrio (sulla bicicletta) anche da ferma.


Ora, a distanza di tempo, sento che è stato un anno importante. Non sono cresciuta professionalmente ma la mia mente è più vivace di prima.
Convivere con i miei pensieri senza possibilità di distrazione non è stato facile, ma dal momento in cui ho cominciato ad affrontarli e fare un po' di ordine nella mia vita è stato come rinascere.
Man mano che mi riconciliavo con me stessa, aumentava la voglia di liberare la mia sensibilità e alimentare la spiritualità.
Non ho vinto la mia sfida, sono ancora nel mezzo di quel cammino, ma sono soddisfatta.


Dovrò dire grazie alla crisi? Speriamo che non mi sentano gli economisti...

GLI OCCHI DI UN CANE

Stamane in treno ho visto un cane da assistenza, un labrador, che accompagnava un disabile.
Sono rimasta a guardarlo incantata per tutto il viaggio, impressionata dalla sua affettuosa premura, la delicatezza dei movimenti, la prontezza nel cogliere ogni minimo stimolo.
Mi è capitato raramente di vedere un essere umano prendersi cura di un suo simile con tanto amorevole riguardo.


Spesso ho affermato che la fedeltà e purezza d'amore di cui sono capaci molti animali, difficilmente si possono trovare in un uomo.
Altrettanto spesso mi sono sentita rispondere che è facile per gli esseri elementari provare sentimenti così genuini.
E', invece, più ammirevole quando persone complesse raggiungono questo traguardo grazie a un importante lavoro interiore.
E' un ragionamento corretto e, in parte, lo condivido.


Tuttavia, non riesco a smettere di ripensare a quei due occhi malinconici pieni di dolcezza...

sabato 28 gennaio 2023

AVATAR E L'ANIMA UNIVERSALE

Un film che ho amato molto è Avatar, il film di James Cameron. In verità non sono un'amante del genere, però un film campione d'incassi, definito dalla critica "un film rivoluzionario", "un colossal" non potevo certo perdermelo.
In effetti merita, parecchio.
Basta indossare un paio di occhiali 3D per vivere tre ore in un mondo fantastico. Impagabile. Ho corso tra le piante, saltato nel vuoto, colto l'odore delle radici, il colore delle foglie, il sapore fresco dell'acqua.


Ho un feeling particolare con la natura, io.
In mezzo al bosco, in cima a una montagna, al centro di un lago, in riva al mare mi sento veramente viva, riesco a cogliere l'energia dell'Universo.
Questa filosofia, il concetto di "Anima Mundi", emerge anche in più parti del film. Forse è per questo che mi ha emozionato in modo particolare. Perchè è un po' anche la mia Fede.


Anche se, talvolta, questo trarre tanto benessere dal contatto con la natura un po' mi spaventa.
Pensandolo in termini razionali, lo vivo come una conferma della mia animalità e, quindi, della mia transitoria presenza sulla Terra.
In quei momenti il mio intelletto e la mia coscienza, di cui vado tanto orgogliosa al punto da illudermi della loro immortalità, perdono la loro sacralità e appaiono ai miei occhi come le doti straordinarie di una bestia troppo evoluta.


Nella parte finale del film, Naytiri, riferendosi a Eywa (la Madre Terra), pronuncia una frase molto bella, triste, vera: "Lei non prende le parti di nessuno, il suo unico compito è proteggere l’equilibrio della vita".
Al contrario del nostro Dio che, invece, sta dalla parte dei poveri e dei deboli (??).

venerdì 27 gennaio 2023

IL GIUBILEO DEL 2000

Il periodo esatto in cui la mia insonnia si è aggiudicata l'aggettivo di "acuta" (e, quindi, "di difficile soluzione") coincide con il Giubileo del 2000.
Quell'anno, spinta dalla mia solita sete di risposte, avevo deciso di dedicare un intero fine settimana a messe, preghiere, confessioni e canti. Sperando, forse, in qualche rivelazione o miracolo. Non ricordo.
Per aggiungere un tocco di enfasi, avevo scelto di vivere quell'esperienza all'interno di un convento, ospitata da una parente.
Prima notte: trascorsa interamente in bianco. Seconda notte: pure. Il passare di ogni quarto d'ora scandito dal suono della campana del cortile.

In quell'occasione ho realizzato una cosa, che più mi avvicinavo alla religione più rischiavo di soccombere di fronte a un'infinità di domande che non avrebbero mai trovato risposte soddifacenti e accettabili per una mente critica.
Ho capito che la religione non poteva placare la mia inquietudine bensì la alimentava, mostrandomi la triste condizione dell'essere umano che di fronte all'universo, fragile come un bambino, prova a sconfiggere i demoni con le favole.

Quel fine settimana è cominciata la mia lotta contro l'insonnia. E non ho ancora vinto.

L'INSONNIA DURANTE LA MIA INFANZIA

Le prime avvisaglie del mio difficile rapporto con il sonno risalgono all'infanzia.
Ricordo che frequentavo le scuole elementari e, non appena mi ritrovavo nel buio della mia stanza, cominciavo a pensare alla morte e mi assaliva la paura di non svegliarmi. In quei momenti riflettevo sulla Terra che, imperturbabile, avrebbe continuato la sua macabra danza, mentre io e i miei cari saremmo scomparsi per sempre. PER SEMPRE.
Il concetto di infinito è qualcosa che mi ha costantemente angosciato, più cercavo di realizzarlo e più mi mancava l'aria.
Pensavo: deve esserci un lieto fine! E' impossibile essere, vivere, amare e poi diventare il nulla!

Crescendo ho imparato a reprimere questi pensieri sul nascere, impedendo loro di prendere così la piega dell'ossessione.
Parallelamente cercavo senza sosta qualcosa - una fede, una speranza - in grado di dare un senso alla mia esistenza.
Come tante altre anime allo sbaraglio mi sono imbattuta nella felice fiaba raccontata dalla religione cristiana.
Una trama studiata nei minimi dettagli per regalare conforto e benessere. Che tentazione!
Bastava chiudere gli occhi di fronte alle mille incoerenze, cibarsi del volere di Dio e accettare i suoi misteri. Solo questo in cambio di un'intera vita di pace e armonia!

Ancora oggi, mentre scrivo queste righe, non riesco a non provare un po' di invidia verso tutti coloro che ci sono riusciti...

mercoledì 18 gennaio 2023

DIBATTITO SUL TRADIMENTO

Talvolta mi capita di dibattere sul tema del tradimento con persone che lo sostengono.
Ancora non ho capito se è un caso che io sia circondata da coppie particolarmente scontente o se ormai è la regola. Mi illudo della prima.
Resta il fatto che quando porto le mie argomentazioni gli interlocutori mi guardano con un'espressione che racchiude un misto di perplessità e compatimento.
La loro tesi è sempre la stessa, quella che per natura l'essere umano è poligamo, prova attrazione per diverse persone e, ancora, può sentirsi realmente appagato e felice solo condividendo la propria vita con amanti dissimili e complementari tra loro.
Viceversa la monogamia è una convenzione sociale, il noioso frutto dell'educazione associata alla religione. 
Perchè accontentarsi? Perchè rinunciare ad esperienze fisiche e mentali eccitanti, occasioni di crescita, brividi ed emozioni?
Chi osa uscire dai binari, sostengono, si assicura un'esistenza molto più intensa e spontanea.

Lo ammetto: faccio fatica a ribattere a queste considerazioni.
Quasi sempre le mie argomentazioni suonano deboli e forse un po' ingenue, illusorie: "bisogna essere fedeli per non rovinare la magia" dico a volte, "bisogna saper dire di no per non aprire uno squarcio insanabile all'interno della coppia" affermo altre.

Quello che in realtà non riesco a spiegare è che se smarrissi la fiducia nell'amore perderei tutto.
Che con il passare degli anni le fedi che costellavano la mia esistenza sono crollate tutte, una dopo l'altra.
Che solo l'amore è rimasto in piedi e con esso la speranza di non vivere invano.
Che l'amore è l'unico ponte verso il divino. Mentre tutto il resto, come l'oppio, illude senza mantenere le promesse.



Dopo qualche minuto il vecchio monaco chiese di nuovo: "Di cosa hai paura?".
"Non lo so", rispose Tin Win a bassa voce. "Del silenzio della notte, Delle voci di giorno (...) E della paura. A volte ho paura della paura e non riesco a difendermi. E’ più forte di me".
U May gli accarezzò le guance con tutte e due le mani.
"Ogni uomo, ogni creatura ha paura. La paura ci circonda, come le mosche circondano il letamaio.
Mette in fuga gli animali, che scappano, corrono o volano o nuotano finché non si credono al sicuro o finché non cadono a terra morti stremati. Ma noi uomini non siamo davvero più intelligenti di loro.
Sappiamo che al mondo non esiste un luogo in cui possiamo sfuggire alla paura, tuttavia continuiamo a cercarlo. Aspiriamo alla ricchezza e al potere. Ci illudiamo di poter essere più forti della paura.
(...) Denaro e potere non vincono la paura. Esiste solo una forza più grande della paura, l’amore".

 
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