Mercoledì Freudiani: febbraio 2023

sabato 11 febbraio 2023

I NEONATI AMANO MOZART

Il dibattito sul cosiddetto "effetto Mozart" è ancora aperto, le polemiche continuano e, ancora oggi, non si sa quanto ci sia di vero in questa teoria.
Per chi non ne avesse mai sentito parlare, si tratta di un filone di pensiero che nasce nel 1993, quando lo psicologo Frances Rauscher pubblicò i risultati di una sua ricerca (in realtà basata sui risultati di un solo test) in cui dimostrava che i bambini, a cui era stata fatta ascoltare la sonata in D maggiore di Mozart per 10 minuti prima del test, avevano ottenuto un punteggio QI superiore di 9 punti rispetto ai bambini che non avevano ascoltato la musica.
Si tratta di una tesi molto affascinante, successivamente avvalorata da studi che dimostrarono come la musica classica fosse in grado di favorire negli infanti lo sviluppo di abilità particolari, soprattutto di natura linguistica, matematica e spaziale.

Personalmente sono convita che lo stimolo musicale, più di molte altre sollecitazioni, abbia la straordinaria capacità di influire sullo sviluppo emotivo, spirituale e culturale dei piccoli.
Mi è, infatti, capitato di notare come bambini cresciuti in ambienti creativiti, che imparano già nella tenera età a familiarizzare con gli strumenti, sviluppino nel tempo, non solo un forte talento musicale, ma anche straordinarie doti di intuito, sensibilità e perspicacia.
E', inoltre, indubbio l'impatto della musica sul sistema emotivo: alcuni studi dimostrano che, addiruttura in fase prenatale, l'ascolto di musica classica, e di Mozart in particolare, induce uno spostamento del cervello del feto da uno stato di iperattività ad uno stato di vigilanza e rilassamento.

So che da neonata mia madre soleva farmi addormentare con gli arrangiamenti di brani di Beethoven, Chopin e Mozart realizzati un pianista francese (questo è quanto emerge dai suoi racconti, io non ne ho memoria).
Ricordo molto bene, invece, che faceva lo stesso quando avevo la febbre; al caldo delle coperte, cullata da quelle dolci note, ripenso alle mie prime influenze come ad alcuni dei momenti più sereni e tranquilli della mia infanzia.
La cosa interessante è che, ancora oggi, quando ascolto quei brani provo la stessa sensazione di benessere che provavo allora. E' una sorta di calmante naturale, che agisce riportando alla memoria antiche emozioni, piacevoli ricordi.
Una sensazione bellissima che, poichè incisa nelle cellule più antiche della mia memoria, potrò rievocare ogniqualvolta lo vorrò, per sempre.

venerdì 10 febbraio 2023

RITA LEVI-MONTALCINI: UN CERVELLO CHE CONTAGIA

Ci sono persone che mi fanno sentire piccola, che quando le osservo penso: "perchè costoro lasciano un solco sulla Terra mentre io mi limito a transitare?".
Talvolta mi sembra di avere una vita piena o, perlomento, mi sento perennemente indaffarata. Poi alzo gli occhi da me, guardo meravigliata il contributo che altre persone danno alla vita e ho la sensazione di sprecare la mia energia, di disperdela in cose prive di valore.
Un esempio di grandiosità umana, anzi l'esempio per eccellenza, è Rita Levi-Montalcini, una rara fusione di grazia e bellezza
Levi-Montalcini, una giovane anziana dallo sguardo limpido e fiero, che solo gli esseri liberi hanno il privilegio di avere; due occhi vivi che bramano il sapere, la verità e la giustizia.
Una donna che ha saputo resistere ai modelli culturali del suo tempo e alle lusinghe del successo, una donna che ha combattuto fino ad oggi per dimostrare che si può lasciare un segno del mondo senza perdere se stessi, senza rinunciare ai propri valori.
Una scienziata che ha investito sui giovani e sulla cultura con una carica vitale e una creatività uniche, che non ha mai avuto bisogno di sostenere la propria immagine. A lei basta essere. Con una semplicità e una modestia uniche.

Quello che rimane di ognuno di noi non è collegato al percorso temporale, ma alla qualità della vita trascorsa nella volontà di mettere il sapere al servizio del benessere del genere umano.

Quando rifletto su queste (sue) parole il mio lavoro e il mio impegno quodiano mi sembrano banali ed inutili.
Certo, offro il mio piccolo contributo alla crescita economica ma che cos'è il PIL in confronto al progresso scientifico e umano?
Qualcuno potrebbe farmi notare che anche io, nel mio piccolo, contribuisco indirettamente all'evoluzione: in qualità di pedina di un ingranaggio che crea valore e produce ricchezza, anche io do una mano a finanziare la ricerca e, quindi, offro l'opportunità a qualcuno di guardare un po' più avanti. Qualcun'altro, appunto, non io.
Io do un piccolo contributo...non sarebbe un mio dovere umano essere in prima linea?

giovedì 9 febbraio 2023

VIVERE SULLA TERRA PER L'ETERNITA'

Mi sono innamorata di Jonstein Gaarder leggendo uno dei suoi più celebri romanzi: Maja.
La sua sensibilità verso le tematiche esistenziali emerge già dalle prime pagine, quando compare un accendino magico...

"Questo è un accendino magico, se adesso fai fuoco vivrai sulla terra per l'eternità."
Con decisione sollevò l'accendino e lo accese.
"Non ce ne sono tanti come noi."
Non eravamo per nulla nervosi all'idea di vivere in eterno. Avevamo una paura folle del contrario.

Ricordo che lessi queste righe più e più volte.
In quel momento, per la prima volta, mi sentii capita: anche io ero come loro, anche io ero uno dei pochi!

Non mi sono mai sentito vicino ai deboli di cuore che indietreggiano davanti al pensiero di vivere in eterno. (...) la maggior parte degli uomini desidera morire. bene, bene! E' bello che la natura si sia così saggiamente adeguata. (...)

Chi rifiuta di arrendersi alla limitazione temporale della vita si trova già nella terra di nessuno. Si rende conto che ben presto non ci sarà più, quindi è già andato per metà. Che abbia 5 o 50 anni ancora da vivere, non è importante.

Avevo trovato i miei simili: uomini che come me avrebbero voluto vivere per sempre, che soffrivano, che non potevano capire come il mondo potesse continuare anche senza di loro. 
Persone che rifiutavano l'idea di perdere la coscienza di sè, di lasciare ogni ricordo, ogni affetto.
Uomini che, forse, talvolta arrivavano a fare il mio stesso pensiero: "preferirei vivere moribonda all'infinito, pur di non sparire".

Oggi a distanza di tempo mi sento confusa: devo sentirmi orgogliosa della mia condizione di "non rassegnata alla morte" oppure devo riconoscerlo come un limite? E' vero che chi, in consonanza con l'essenza delle cose, vede la morte come un qualcosa di naturale e da accettare, è paragonabile ad un anfibio del Devoniano?
E' davvero evoluto colui che si oppone (inutilmente) al ciclo della vita? Oppure lo è piuttosto chi, grazie a un cammino, arriva a sentirsi parte consapevole di qualcosa di più grande?

mercoledì 8 febbraio 2023

ROOMBA: OGNI PAVIMENTO E' UN TRAVAGLIO











Credo che Roomba sia di sesso maschile: solo l'uomo è in grado di fare un sacco di "rumore" per fare anche il più insignificante dei lavori domestici!
Per chi non lo sapesse, Roomba è un simpatico aspirapolvere intelligente, capace di pulire ogni pavimento in completa autonomia (in questo, effettivamente, si distingue un po' dall'uomo...).
E' poco ingombrante, relativamente silenzioso e quando è scarico ritorna diligentemente alla sua base per ricaricarsi.
Se lo lasci fare elimina da terra ogni traccia di sporco. E tu sei felice.
Ad una condizione però: devi evitare di guardarlo mentre è all'opera. Altrimenti le conseguenze sono due: o lo butti dalla finestra oppure, se quel giorno ti senti buona, mossa a compassione ti ritrovi ad aiutarlo nelle pulizie.
Roomba al lavoro è un delirio: sbatte contro ogni ostacolo che incontra, quindi torna indietro, si scontra con qualcos'altro, riparte, investe, ritorna e di nuovo cozza e ancora urta. Finchè finalmente riesce a raccogliere il tanto agognato ciuffo di polvere sotto la sedia.
Magari quest'impresa del ciuffo può durare anche una buona mezzora, mentre tu in piedi di lato pensi: mi chino, raccolgo il ciuffo, vado al bidone della spazzatura, getto il ciuffo ed è fatta! Tre secondi, massimo quattro!

Il fatto è che ragionare così è sbagliato. Lo sanno i markettari della iRobot che, infatti, hanno scelto il messaggio comunicativo giusto (vd. immagine): per te, donna che lavori, il tempo ha un valore, per Roomba no. Roomba ha tutto il tempo che vuole.
Se Roomba impiega due ore a pulire 20 mq di salotto sono affari suoi. Lui non si lamenta e non ha la parcella oraria!

L'atteggiamento giusto è entrare in casa, guardare Roomba che dorme attaccato alla sua base e il pavimento bello pulito e pensare: adesso mi sdraio sul divano!

MATERNITA' E CARRIERA

Credo che uno dei momenti più difficili per una giovane donna in carriera sia affrontare il tema della maternità.
Di solito accade questo: appena finita l'università, forte del tuo bagaglio di entusiasmo e ambizione, inizi la classica "gavetta" in azienda, lavorando una media di dieci ore al giorno in cambio di pochi spiccioli. Con il passare del tempo arrivano le prime soddisfazioni, i primi riconoscimenti ma anche una nuova consapevolezza: siccome sei donna il tuo dovere non è solo fare il tuo lavoro - bene - ma anche giustificare continuamente il tuo stipendio.
Devi, infatti, provare continuamente di avere delle skills superiori a quelle dei tuoi colleghi maschi e dimostrare di avere grinta e fermezza da vendere ("quella sì che ha carattere, è più stronza di un uomo": è il più grande apprezzamento che una donna può sperare di ottenere!).
La cosa assurda è che se ti trovi in questa situazione devi già ritenerti fortunata: ci sono aziende che per policy non assumono donne o, se lo fanno, le relegano alla reception o le mettono in segreteria.

E il peggio deve ancora arrivare.
Quando finalmente raggiungi una posizione di responsabilità, circondata dal rispetto e dalla stima generale, succede che vai al parco e ti soffermi a guardare una carrozzina qualche minuto di troppo...
La prima reazione è cercare di reprimere quel desiderio sul nascere con frasi del tipo: "sono troppo giovane (trent'anni???)", "al giorno d'oggi le donne fanno figli senza problemi anche dopo i quaranta", "una mamma matura è più consapevole e trasmette più serenità ad un figlio". E ancora: "hai visto che fine hanno fatto tutte quelle coppie che hanno bruciato le tappe!", "è giusto mettere al mondo un figlio solo quando si è in grado di dargli il meglio!". E via dicendo...

Quando però la voglia di un bambino diventa grande, ti rendi conto che solo una delle difficoltà che hai pensato non è pretestuosa: la paura per il lavoro.
A quel punto la sequenza è questa:
1. Visualizzi la scena di te che bussi alla porta del tuo capo per annunciargli il lieto evento e ti viene la pelle d'oca. Non hai dubbi su quale sarà la sua reazione: uno sguardo pieno di emozione che parla da solo: "ma ti rendi conto del disagio che ci provocherai?", "ti sembra il momento con tutti i progetti delicati che ci sono?", "è un momento di svolta per l'azienda e tu ci lasci in difficoltà?".
2. Pensi: ChisseNeFrega, tanto sarò talmente contenta per il mio bambino che qualsiasi cosa accadrà mi scivolerà addosso (e cerchi di non ripensare alla tua collega che, alcuni anni prima nella stessa situazione, si era fumata un pacchetto intero di Malboro (incinta!) per riuscire a bussare a quella porta!).
3. Visualizzi il dopo: tu che torni in ufficio ed acconsenti a vedere tuo figlio sveglio solo nel fine settimana per riprenderti il tuo ruolo (chiaramente senza possibilità di crescita perchè prima devi scontare il terribile danno che hai causato all'azienda) oppure tu davanti a una fotocopiatrice per il resto dei tuoi giorni.
4. Pensi: qualcuno non poteva dirmi queste cose appena finita la maturità anzichè parlarmi di ambizione e di successo?

venerdì 3 febbraio 2023

LA METAFORA DEL FIORE DI LOTO


Più lo stagno è melmoso, putrido, fangoso, sporco, impuro e più il fiore che vi cresce è bianco, puro, immacolato, grande, perfetto.


Il fiore di loto è uno dei più suggestivi simboli del risveglio spirituale buddhista, un cammino che, spesso, trova origine nel dolore.


La rinascita di un uomo può trovare la sua forza solo nella comprensione delle proprie sofferenze e nella capacità di provarne compassione.
Così il fiore di loto, affondando le proprie radici nel fango, può assimilare il nutrimento necessario per sbocciare.

mercoledì 1 febbraio 2023

IL SENSO DI COLPA

Il senso di colpa trova terreno fertile in soggetti come me, fortemente autocritici e dotati di scarsa autostima.
Ho scoperto di essere una persona insicura l'anno scorso. Potrà sembrare assurso ma è così.
Ho trascorso trent'anni della mia vita accumulando successi, prima scolastici e poi professionali, per dimostrare agli altri e a me stessa di valere.
Non appena raggiungevo un obiettivo, identificavo subito un traguardo successivo.
Per moltissimo tempo sono andata avanti come un caterpillar, compiacendomi delle mie vittorie e ignorando il bisogno che le alimentava.

Intuivo che bastava un insuccesso o un imprevisto per destabilizzarmi ma preferivo non pensarci: inventavo qualche pretesto su cui sfogare il mio malessere ed andavo avanti.
Finchè alcuni fallimenti importanti della mia vita non mi hanno completamente messa in ginocchio. In quei momenti ho dovuto ammettere che ad essere sconfitta non non era solo Alice professionista o Alice compagna di vita ma Alice nella sua interiorità.
Di fronte ai pezzi della mia vita che non andavano nella direzione stabilita e sfuggivano al mio controllo, la prima reazione è stata mettere in discussione, colpevolizzare me stessa.
Ho scoperto così di non avere un centro, un equilibrio. Quella che consideravo la mia essenza, di fatto era solo il riflesso degli eventi esterni.

E' stato difficile realizzare di dovere costruire me stessa a trent'anni.
Soprattutto quando, fino all'anno prima, mi illudevo di aver fatto un sacco di strada e pensavo, perchè no, di essere quasi pronta a mettere al mondo un figlio.

Ora, nel mezzo del mio cammino di crescita, credo di aver identificato alcuni pensieri/atteggiamenti che, più di molti altri, possono nuocere seriamente alla stabilità di una persona:
1. Pretendere di poter controllare tutto, di poter adattare il mondo alle proprie esigenze. Al contrario, distendere i sensi e abbandonarsi alle emozioni può aiutare a cogliere la bellezza, le opportunità che spesso si nascondono dietro agli imprevisti.
2. Cristallizzare i propri piani di vita. E' molto importante, invece, imparare ad affidarsi in parte al destino ed assecondare i cambiamenti.
3. Confondere la relazione tra la nostra essenza e le nostre azioni: è lo spessore della nostra interiorità a determinare il nostro successo/insuccesso nella vita, non il contrario.

RICORDI DI UNA FEDE

Parecchi anni fa ho avuto una fase di avvicinamento alla religione cristiana, in parte spinta dalla voglia di capire e in parte dalla speranza di avvicinarmi alla fede.
La parola "fede" è già di per sè rivelatrice: "la fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono", dice la "Lettera agli Ebrei".
Gli stessi religiosi con cui mi confrontavo mi davano consigli esperti: "devi credere con il cuore, non con la testa", "abbandona le resistenze e mettiti nelle mani del Signore".
Ho deciso di concedere loro una chance: ho messo da parte i pregiudizi e ho provato a dare spazio alle sensazioni.
Trascorrevo ore all'interno di chiese desolate, nella penombra delle candele e pregavo immersa nel profumo dell'incenso. Mi sentivo effettivamente bene.
La religione ha la capacità di sedare la mente (i canti, le litanie, i toni, tutto concorre a donare tranquillità), in più fa sentire l'uomo in pace con la propria coscenza (perchè si sta attenendo ad una condotta che fin dalla tenera età gli è stata descritta come lodevole).
Come tutte le suggestioni mentali, però, riesce ad appagare i sensi ma non è in grado di ingannare a lungo l'intelletto...


Mi sento molto lontana da quel mondo, oggi. Ci sono però due immagini appese alle pareti della mia camera di bambina che ogni volta rivedo con tenerezza: la Madonna e gli Angeli.
Un po' come succede con Babbo Natale: desideri talmente tanto che esista, è un'idea così incantevole, che anche quando tutto sfuma non puoi non continuare a provare un po' di affetto per quel dolce signore dalla barba bianca.
 
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