Mercoledì Freudiani: marzo 2022

mercoledì 23 marzo 2022

ALICE IN WONDERLAND - UNA FAVOLA FILOSOFICA

Alice in Wonderland è un film dai numerosi risvolti filosofici: narra, infatti, la storia di una giovane fanciulla che, in procinto di sposarsi con un lord, sceglie di ribellarsi alla condanna di un destino noiosamente ordinario e di tuffarsi in una profonda tana all’inseguimento di un coniglio pazzoide, il Bianconiglio. Alice inizia, così, una straordinaria avventura in un mondo dove tutte le persone migliori sono matte, dove essere distratti o riflettere sulla bellezza di un uccello in volo è la regola.
La gente vede la follia nella mia colorata vivacità e non riesce a vedere la pazzia nella loro noiosa normalità!”, afferma con orgoglio il Cappellaio Matto.

Tim Burton nella sua interpretazione frena il ritmo dissennato e la vena nonsense delle opere di Lewis Carrol, elogio puro e incondizionato della follia. A parer mio la sua rivisitazione è assolutamente positiva: rendendo il racconto meno caotico e paradossale favorisce la riflessione.
E’ più facile, infatti, seguire Alice nel suo viaggio e scoprire, assieme a lei, che i pensieri più strani sono spesso i più significativi, che superare i limiti e realizzare i sogni è possibile, anzi è più facile di quanto possa sembrare.
E’ impossibile solo se pensi che lo sia ...
Così nella battaglia guidata da Alice, l’ipocrisia e le convenzioni soccombono (i nasi e le orecchie finte cadono) per consegnare la vittoria al regno della strampalatissima Regina Bianca e al suo esercito di bizzarri e fedeli sostenitori.
Al termine della sua missione tra i magici personaggi di Sottomondo, Alice torna alla vita reale con la più preziosa delle conquiste: la conoscenza di se stessa. “Come fai a sapere cosa devi fare se non sai nemmeno chi sei?! ”, la ammonisce, durante l’avventura, il Brucaliffo.
Così, all’uscita dalla tana, Alice si ritrova diversa: una donna adulta che, non solo si ribella all’ipocrisia e al conformismo, ma ha la consapevolezza necessaria per esprimere se stessa al mondo con forza, convinzione e coraggio.

venerdì 11 marzo 2022

IL MISTERO DEI CALZINI SPAIATI

La decimazione dei calzini avviene puntualmente ad ogni lavaggio. E’ una regola.
Per esempio l’altra sera ho aperto l’oblò della lavatrice e ho trovato nove calzini di cui sei regolarmente accoppiati e tre uno diverso dall’altro. Ho ricongiunto frettolosamente i primi per poi dedicarmi amorevolmente ai secondi.
E’ tutt’altro che una fortuna per un calzino sopravvivere ad un lavaggio perdendo il proprio compagno: nella migliore delle ipotesi il suo destino sarà occupare un angolo del cassetto, in solitudine, disoccupato e in uno stato di perenne ansietà per il proprio destino.
Cosa succeda ai dispersi, sinceramente, è un mistero ancora insoluto. Talvolta ricompaiono improvvisamente nei posti più impensati, il più delle volte non vengono più ritrovati. Forse la lavatrice per ogni lavaggio richiede il sacrificio di alcuni calzini. E’ una delle ipotesi più probabili.

La cosa importante è che da quando ho smesso di preoccuparmi degli smarriti e della loro ricerca per riflettere sullo stato degli abbandonati affronto il bucato con più sensibilità, dedicando ogni volta un pensiero a tutti coloro che, smarrito il proprio compagno, si trovano improvvisamente a fare i conti con se stessi, i propri pensieri e il silenzio. E mi intenerisco.
E’ un grande artista colui che mi ha insegnato la bellezza dell’astrazione e della fantasia, anche sui fatti più semplici della vita. Vinicio Capossela.
Lui che, nel 2008, ha commosso tutti con la canzone, la bellissima fiaba, "Il paradiso dei calzini".


Dove vanno a finire i calzini/quando perdono i loro vicini/dove vanno a finire beati/i perduti con quelli spaiati/quelli a righe mischiati con quelli a pois/dove vanno nessuno lo sa.

martedì 8 marzo 2022

L'AMICIZIA IN UFFICIO

Mi capita spesso di vedere gente farsi in quattro per costruire delle relazioni di amicizia sul posto di lavoro organizzando aperitivi, festicciole oppure condividendo aspetti della propria vita privata in maniera del tutto inopportuna.
Siccome io tendo a coltivare i rapporti interpersonali lavorativi per lo più nella forma di piacevoli collaborazioni, mi sono sempre chiesta che cosa spingesse molte persone a cercare con forza dei legami anche con colleghi con cui, oggettivamente, avevano ben poco da spartire.
Il motivo, a pensarci bene, è facilmente intuibile. Dentro l'ufficio tendono ad attivarsi gli stessi comportamenti istintivi che si instaurano all’interno di qualsiasi altro gruppo sociale: il bisogno di vicinanza e di condivisione che inducono al rapporto con gli altri per combattere la paura della solitudine e superare l’ansietà e le difficoltà in generale.
Il timore di diventare il bersaglio preferito dei pettegolezzi e critiche del gruppo, di venire esclusi dalle conversazioni o iniziative, spinge le persone a lottare per ottenere la stima e la solidarietà di presunti alleati. Per questo motivo non è raro vedere individui molto diversi tra di loro appigliarsi a improbabili interessi in comune pur di non restare soli.
Difficilmente le persone intuiscono che queste relazioni non spontanee e basate sull’insicurezza spesso portano più guai che benefici. Infatti, mancando alla base una stima o affetto sinceri, questi legami difficilmente hanno lo spessore per resistere all’ambizione, gelosie e pressioni che caratterizzano tipicamente un contesto lavorativo. In più, il desiderio di accorciare le distanze in tempi rapidi porta di frequente questi individui a instaurare relazioni esclusive o eccessivamente confidenziali fin da subito. Niente di più sbagliato in un ambiente come l’ufficio dove è, sicuramente, più intelligente privilegiare il gruppo al singolo e relazionarsi agli altri con discrezione e attenzione, evitando di mettere in piazza le proprie debolezze e vulnerabilità.

Con questo non intendo promuovere una vita d’ufficio in solitudine, anzi. In fin dei conti trascorriamo al lavoro 220 giorni all’anno! Un buon affiatamento e, perché no, un rapporto di amicizia con un/a collega che probabilmente è in grado di comprendere più di altri le nostre ambizioni e progetti nonché le nostre difficoltà e preoccupazioni, è quanto di meglio si possa auspicare.
L’importante è lasciare che le cose accadano in maniera naturale, senza forzare la mano e imparando a convivere con gli altri nel modo più tranquillo e sereno possibile. Se poi, con il passare del tempo, accade di costruire un’intesa particolare con un/a collega, complici la stima e la sintonia, allora è probabile che verranno da sé anche la fiducia e l’affetto. In quel caso, solo in quello, il lavoro passerà in secondo piano e si potrà parlare veramente di amicizia.

giovedì 3 marzo 2022

I BENEFICI DELLO YOGA

Raggiungere importanti livelli di conoscenza e interiorizzazione della disciplina yoga richiede molto tempo e pazienza. Ho visto parecchie persone abbandonare la pratica perchè non si sentivano adeguatamente coinvolte.
Niente di più sbagliato, perchè lo yoga è un'esperienza che può essere approcciata a diversi livelli di impegno e di consapevolezza.
Anche coloro che non ne percepiscono l'importanza filosofica o non credono nella meditazione, possono tranquillamente fare dello yoga un benefico stile di vita.
Praticare le asana, ossia le posizioni dello yoga, è, infatti, un modo unico per eliminare le tensioni fisiche e superare i condizionamenti psicologici che impediscono di entrare in comunicazione con se stessi e con gli altri.
Parimenti salutari sono sia le asana distensive, che favorendo uno stato di abbandono, aiutano ad allentare lo stress e curare l'ansia sia le posizioni difficili che, concentrando la mente sul corretto svolgimento dell'esercizio, favoriscono la liberazione dai pensieri.
Così la combinazione di allungamenti e contrazioni muscolari agevola l'ossigenazione dei tessuti, la regolazione del battito cardiaco e la riarmonizzazione delle funzioni digestive ed intestinali.
In più, alcune posizioni favoriscono concretamente il drenaggio delle scorie metaboliche, la purificazione dalle tossine, la riequilibrazione del metabolismo e la difesa del sistema immunitario.
In particolare, il controllo della respirazione, che accompagna ogni esercizio, offre un aiuto miracoloso nel governare l'emotività, canalizzare l'energia e ritrovare l'armonia.
L'aspetto più importante è che, una volta interiorizzate le basi della pratica, è sufficiente un tappetino per raggiungere uno stato di quiete profonda cullato dai respiri e di scioglimento di tutti i muscoli del corpo.

Personalmente, grazie allo yoga, ho imparato a conoscere e sentire le singole parti del mio corpo e la loro importanza.
Ho scoperto la bellezza di coccolare i piedi e le mani, sciogliere la colonna vertebrale e massaggiare la bocca dello stomaco.
Ho capito che la maggior parte dei limiti che ci poniamo è di natura psicologica e che imparare a gestire l'emotività negativa rende la vita molto più semplice.
La sensazione di benessere è immediata e, con essa, la felicità il buonumore. 
 
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