Credo che per una donna varcare la soglia dei trent'anni costituisca una prova piuttosto dura: non importa quali siano le sue aspirazioni o progetti in quel momento, tutte le persone intorno si sentiranno in dovere di ricordarle che è iniziato il countdown.
Anche la donna più serena e spensierata si ritroverà bene o male a fare i conti con la propria vita e le proprie scelte. E, nei casi peggiori, con le proprie paure e sensi di colpa: il tempo che scorre, la fertilità che diminuisce con il passare degli anni, i nonni che invecchiano aspettando la nascita di un nipotino ...
Io stessa, oppressa da questi pensieri, mi sono trovata in difficoltà nel consigliare a me stessa l'approccio migliore.
Il fatto è che a differenza di molte altre partite dove la lucidità di pensiero e la volontà possono fare la differenza, sulla nascita di un figlio c'è una variabile non governabile, quella biologica, che gioca un ruolo fondamentale.
In questo caso, pertanto, l'unica strategia possibile è quella di cercare di aumentare il numero delle possibilità.
Forse potrà sembrare poco romantico, farà inorridire tutti coloro che professano la "non programmabilità di un figlio" ma dal mio punto di vista è assolutamente folle sfidare la sorte quando in gioco c'è qualcosa di tanto prezioso. Provare fatalisticamente ad avere un bambino a quasi quarant'anni e poi disperarsi perchè non si riesce mi sembra veramente inconcepibile.
Come si traduce in pratica? Dandosi un termine, come coppia, per aggiustare la propria vita dopodichè cancellare tutti i "se" e tutti i "ma" (la casa troppo piccola, l'avanzamento di carriera, ...) e buttarsi anima e corpo in questa magica avventura che è il concepimento di un figlio.
E se, come spesso accade, il partner temporeggia credo che una compagna sia autorizzata a stabilire un ultimatum.
Solo in questo caso, infatti, ritengo che una donna abbia il diritto di imporre delle regole per il semplice fatto che la natura, dura e impietosa, le impone a lei.
martedì 24 maggio 2022
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