MATERNITA' E CARRIERA

mercoledì 8 febbraio 2023

MATERNITA' E CARRIERA

Credo che uno dei momenti più difficili per una giovane donna in carriera sia affrontare il tema della maternità.
Di solito accade questo: appena finita l'università, forte del tuo bagaglio di entusiasmo e ambizione, inizi la classica "gavetta" in azienda, lavorando una media di dieci ore al giorno in cambio di pochi spiccioli. Con il passare del tempo arrivano le prime soddisfazioni, i primi riconoscimenti ma anche una nuova consapevolezza: siccome sei donna il tuo dovere non è solo fare il tuo lavoro - bene - ma anche giustificare continuamente il tuo stipendio.
Devi, infatti, provare continuamente di avere delle skills superiori a quelle dei tuoi colleghi maschi e dimostrare di avere grinta e fermezza da vendere ("quella sì che ha carattere, è più stronza di un uomo": è il più grande apprezzamento che una donna può sperare di ottenere!).
La cosa assurda è che se ti trovi in questa situazione devi già ritenerti fortunata: ci sono aziende che per policy non assumono donne o, se lo fanno, le relegano alla reception o le mettono in segreteria.

E il peggio deve ancora arrivare.
Quando finalmente raggiungi una posizione di responsabilità, circondata dal rispetto e dalla stima generale, succede che vai al parco e ti soffermi a guardare una carrozzina qualche minuto di troppo...
La prima reazione è cercare di reprimere quel desiderio sul nascere con frasi del tipo: "sono troppo giovane (trent'anni???)", "al giorno d'oggi le donne fanno figli senza problemi anche dopo i quaranta", "una mamma matura è più consapevole e trasmette più serenità ad un figlio". E ancora: "hai visto che fine hanno fatto tutte quelle coppie che hanno bruciato le tappe!", "è giusto mettere al mondo un figlio solo quando si è in grado di dargli il meglio!". E via dicendo...

Quando però la voglia di un bambino diventa grande, ti rendi conto che solo una delle difficoltà che hai pensato non è pretestuosa: la paura per il lavoro.
A quel punto la sequenza è questa:
1. Visualizzi la scena di te che bussi alla porta del tuo capo per annunciargli il lieto evento e ti viene la pelle d'oca. Non hai dubbi su quale sarà la sua reazione: uno sguardo pieno di emozione che parla da solo: "ma ti rendi conto del disagio che ci provocherai?", "ti sembra il momento con tutti i progetti delicati che ci sono?", "è un momento di svolta per l'azienda e tu ci lasci in difficoltà?".
2. Pensi: ChisseNeFrega, tanto sarò talmente contenta per il mio bambino che qualsiasi cosa accadrà mi scivolerà addosso (e cerchi di non ripensare alla tua collega che, alcuni anni prima nella stessa situazione, si era fumata un pacchetto intero di Malboro (incinta!) per riuscire a bussare a quella porta!).
3. Visualizzi il dopo: tu che torni in ufficio ed acconsenti a vedere tuo figlio sveglio solo nel fine settimana per riprenderti il tuo ruolo (chiaramente senza possibilità di crescita perchè prima devi scontare il terribile danno che hai causato all'azienda) oppure tu davanti a una fotocopiatrice per il resto dei tuoi giorni.
4. Pensi: qualcuno non poteva dirmi queste cose appena finita la maturità anzichè parlarmi di ambizione e di successo?

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