Géricault è un artista che io amo molto, nel periodo in cui disegnavo con il carboncino ho preso moltissimo spunto dalle sue opere e dal suo stile.
Di lui si parla poco (io stessa l’ho scoperto per caso, sfogliando un libro d’arte), forse a causa della sua morte molto precoce (1791-1824), forse per la natura del tema prevalentemente trattato nei suoi dipinti: il mondo della medicina sia dal punto di vista scientifico (e per certi versi macabro) sia dal punto di vista psichiatrico.
Il suo massimo capolavoro è sicuramente La zattera della “Medusa” (1818-1819), un quadro che prende spunto da un fatto di cronaca successo nel 1816: l'affondamento della nave francese Meduse al largo dell’Africa Occidentale. Gli occupanti della nave, circa 150 persone, si imbarcano su una malcerta zattera e affrontano giorni e giorni di navigazione fra terribili disagi, un'esperienza dolorosa che condusse alla morte della gran parte di loro. Alla fine i superstiti furono solo una quindicina, che sopravvissero alla disperazione, alla fame e alla sete anche grazie ad episodi di cannibalismo.
In ogni punto del quadro regnano i due sentimenti della speranza e della disperazione, due forze opposte che lottano drammaticamente tra di loro e che, nei punti di maggiore intensità, danno forma a due nitide piramidi: la prima che parte dall’immagine dell'uomo morto in basso a sinistra ed ha il vertice nell'uomo di spalle che sta agitando un panno in cerca di aiuto e la seconda che parte dalle onde minacciose del mare per giungere all'albero che sorregge la vela.
Per realizzare questo quadro, Géricault affitta uno studio vicino all'ospedale, ed esamina dal vivo malati, moribondi, cadaveri, copiando persino pezzi anatomici (teste, braccia, piedi) da utilizzare per indicare il cannibalismo.
A fare da modelli sceglie alcuni tra i propri amici (uno, in particolare, con l'itterizia, scelto come perfetto per il ruolo), tra cui l'amico pittore Eugene Delacroix (che è l'uomo morto in primo piano a sinistra).
Nel 1822 l’artista si ammala di una forma depressiva che lo porta a rivolgersi al giovane e già noto alienista dottor Étienne -Jean Georget che, a sua volta, lo presenta al celebre medico e scienziato Jean-Étienne Dominique Esquirol.
E’ la frequentazione di questi due pionieri della psichiatria moderna (furono i primi scienziati a denunciare l’emarginazione dei malati mentali), che porta Géricault a realizzare dal vivo i dieci ritratti di alienati monomaniacali (cinque dei quali andati dispersi). Un’indagine scientifica della follia attraverso la pittura, che costituisce una novità assoluta nella storia dell’arte.
Si tratta di quadri di straordinaria bellezza, personaggi difficili da dimenticare, che colpiscono per le espressioni contrite, i volti segnati dalla sofferenza, gli occhi cerchiati e rivolti verso un unico obiettivo: l’oggetto della loro ossessione.
Géricault, attraverso la pittura, studia in profondità l'individuo e i pensieri più sconosciuti dell’animo umano per poi esprimerli con un realismo e una precisione tali da rendere quasi possibile la diagnosi.
Inquieti e drammatici restano, a parer mio, tra i ritratti più belli mai realizzati.
Da sinistra in senso orario: mania del rapimento di bambini, la cleptomania e l'assassinio, l'invidia e la mania del comando militare. In questa rappresentazione manca la mania del gioco.
sabato 26 febbraio 2022
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento