Ho ricevuto un'educazione piuttosto rigida, soprattutto da mio padre: tante aspettative, poca pazienza e zero comprensione. La sua regola era: "i miei figli dovranno imparare a cavarsela da soli perchè il mondo è delle persone sveglie!".
Vederci in difficoltà o percepire una nostra insicurezza lo infastidiva. Non sopportava di vederci fragili.
Quando doveva insegnarci qualcosa lo faceva con l'insofferenza e il nervosismo di chi dentro di sè pensa: "Non potrebbero imparare da soli? Sarà mica così difficile!".
La cosa peggiore è che, se ogni errore o indecisione provocava il suo scontento, nessun successo riusciva a meritarsi un suo cenno di approvazione. Sicuramente in tanti momenti è stato fiero di noi ma non ce lo ha mai dimostrato: non un complimento, non un gesto d'incoraggiamento o d'affetto.
Crescere con un padre duro e severo è tutt'altro che facile, un bel bagaglio di insicurezza e sensi di colpa è il minimo che si possa ereditare.
La cosa più difficile, però, è riuscire a liberarsi di quel condizionamento quando si raggiunge l'età adulta. Anche se non lo vuoi, anche se è l'ultimo del geni che vorresti avere nel tuo DNA, ormai è radicato dentro di te.
Me ne accorgo ogni volta che intraprendo qualcosa di nuovo e mi impongo tempi di apprendimento brevissimi, risultati superiori alla media e nessuna debolezza. Non mi aiuta confrontami con gli altri, penso che il mio dovere è fare meglio. Non so quante volte questo approccio ridicolo mi ha privato del piacere e del divertimento di fare le cose!
Quel che è peggio è che, spesso, mi trovo a provare intollerenza anche verso l'incapacità e la vulnerabilità altrui: quando vedo persone carenti, titubanti o arrendevoli la prima sensazione che provo è di fastidio.
Ogni volta che dietro una difficoltà intravedo mancanza di coraggio o di grinta divento impietosa.
E' evidente che sto facendo l'ultima cosa che avrei mai pensato di fare: perpetuare il comportamento per cui ho sofferto di più nella mia vita.
Pur riconoscendone la bassezza, pur sapendo il male che può provocare, faccio fatica a liberarmene.
So di essere a metà di un lungo percorso: è stato difficile riconoscere questo atteggiamento, ammettere il dolore che provocava a me stessa ed agli altri e, ancora più penoso, ricondurlo al mio passato rivivendo i dolori della mia infanzia.
Ora si tratta di raggiungere l'ultimo importante obiettivo: indebolire fino a distruggere questo gene per imparare a liberare amore, fiducia e compassione.
Lo devo alle persone che amo, ai figli che avrò, a me stessa.
sabato 12 febbraio 2022
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4 commenti:
Oddio.. sei me! Leggo molto spesso il tuo blog :-)
Mi piace moltissimo.
Erica
I meccanismi comportamentali sono come i software, vengono installati quando siamo piccoli, ma dopo abbiamo un'intera vita ad aggiornarli o meglio ancora, se riusciamo a farlo, resettarli.. Ho visto molti dei miei meccanismi nella tua storia e come te, ci sto lavorando su :), quindi in bocca al lupo :)
maria
Il primo passo è riconoscerli. Troppe persone vivono vite infelici senza nemmmeno sapere il perchè.
Ricambio il tuo in bocca al lupo.
Un caro saluto, Alice
Come mi rivedo in ciò che scrivi..mi aiuti tanto....grazie...!!!
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