MALESSERE LAVORATIVO: L'IMPORTANTE E' NON ARRENDERSI

giovedì 16 marzo 2023

MALESSERE LAVORATIVO: L'IMPORTANTE E' NON ARRENDERSI

Ci sono momenti in cui amare il proprio lavoro diventa difficile.
Soprattutto nei momenti di crisi o di disorganizzazione aziendale è frequente, infatti, ritrovarsi a svolgere attività prevalentemente routinarie e poco stimolanti, senza obiettivi di crescita chiari, scarsamente valorizzati dai superiori o poco in sintonia con i compagni di lavoro.
In queste situazioni può accadere che aspetti prima trascurati diventino motivo di malessere: gli straordinari non pagati, le ore trascorse in auto per raggiungere l’ufficio, i pasti veloci e poco salutari, gli sforzi non riconosciuti, le idee non premiate, l’incompetenza del capo, le invidie dei colleghi …
Cadere in balia della frustrazione e dell’insofferenza è un attimo, così come convinversi di non essere tagliati per la carriera e affliggersi per aver trascurato inutilmente gli “aspetti più importanti della vita in tutti questi anni”.

In questi casi la reazione di molte persone è andare a rispolverare il proprio accordo di assunzione, studiare i doveri contrattuali e decidere di cominciare a rispettarli nel modo più rigido possibile (“da oggi in poi faccio il minimo indispensabile e alle sei in punto spengo il pc”).
Il rischio più grande è quello di illudersi, così facendo, di guadagnare alcune ore “di vita” senza accorgersi che, in realtà, se ne stanno buttando via otto!
E’ un errore, infatti, pensare che ridurre l’impegno lavorativo e guadagnare tempo libero possa alleviare il senso di scontentezza e delusione.
Può sembrare un onesto compromesso ma non è così: non si possono barattare la creatività e la soddisfazione intellettuale. Non c’è nulla che valga così tanto.
In realtà l’unico effetto che si ottiene è un appiattimento celebrale e un avvilimento dell’entusiasmo e delle aspettative. Infatti, se da un lato c’è la conquista di qualche ora di libertà da dedicare alla famiglia o a se stessi, dall’altro c’è il rischio di trovarsi senza lo spirito e l’energia per viverle con la giusta intensità.

Quando il lavoro diviene motivo di malessere è, quindi, fondamentale evitare di soffocare l’insoddisfazione ma imparare, piuttosto, ad ascoltarla: la sensazione di disagio, infatti, può costituire un potente stimolo al cambiamento (sia nella forma di iniziative per migliorare la situazione corrente sia nella ricerca attiva di un nuovo posto di lavoro) mentre l’accontentarsi di un magro risarcimento in tempo libero significa, nella migliore delle ipotesi, un contratto di schiavitù a vita con l’apatia.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Analisi perfetta!
Il mio maestro disse "quando certi segni diventano troppo insistenti, quando certe situazioni diventano troppo pesanti, meglio cambiare aria, per voi e per la stessa azienda" soprattutto se i motivi di frustrazione vengono dalla direzione (il 90% degi errori in azienda sono imputabili alla direzione. Purtroppo non sempre è facile trovare un'alternativa...Ciao e grazie!!!

Anonimo ha detto...

e quando non sembri avere altre scelte? Magari a 49 anni?

Gigi

 
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