Alice in Wonderland è un film dai numerosi risvolti filosofici: narra, infatti, la storia di una giovane fanciulla che, in procinto di sposarsi con un lord, sceglie di ribellarsi alla condanna di un destino noiosamente ordinario e di tuffarsi in una profonda tana all’inseguimento di un coniglio pazzoide, il Bianconiglio. Alice inizia, così, una straordinaria avventura in un mondo dove tutte le persone migliori sono matte, dove essere distratti o riflettere sulla bellezza di un uccello in volo è la regola.
“La gente vede la follia nella mia colorata vivacità e non riesce a vedere la pazzia nella loro noiosa normalità!”, afferma con orgoglio il Cappellaio Matto.
Tim Burton nella sua interpretazione frena il ritmo dissennato e la vena nonsense delle opere di Lewis Carrol, elogio puro e incondizionato della follia. A parer mio la sua rivisitazione è assolutamente positiva: rendendo il racconto meno caotico e paradossale favorisce la riflessione.
E’ più facile, infatti, seguire Alice nel suo viaggio e scoprire, assieme a lei, che i pensieri più strani sono spesso i più significativi, che superare i limiti e realizzare i sogni è possibile, anzi è più facile di quanto possa sembrare.
E’ impossibile solo se pensi che lo sia ...
Così nella battaglia guidata da Alice, l’ipocrisia e le convenzioni soccombono (i nasi e le orecchie finte cadono) per consegnare la vittoria al regno della strampalatissima Regina Bianca e al suo esercito di bizzarri e fedeli sostenitori.
Al termine della sua missione tra i magici personaggi di Sottomondo, Alice torna alla vita reale con la più preziosa delle conquiste: la conoscenza di se stessa. “Come fai a sapere cosa devi fare se non sai nemmeno chi sei?! ”, la ammonisce, durante l’avventura, il Brucaliffo.
Così, all’uscita dalla tana, Alice si ritrova diversa: una donna adulta che, non solo si ribella all’ipocrisia e al conformismo, ma ha la consapevolezza necessaria per esprimere se stessa al mondo con forza, convinzione e coraggio.
mercoledì 23 marzo 2022
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