Recentemente ho preso una delle decisioni più strazianti della mia vita: quella di porre fine alla vita di un animale che amavo molto e che stava nella nostra famiglia da otto anni.
Purtroppo le sue condizioni di salute si erano aggravate e respirava a fatica. Il veterinario non aveva dubbi sul fatto che la cosa più giusta da fare fosse praticare l'eutanasia.
Non dimenticherò mai le ore nello studio veterinario davanti a quella gabbietta: lui se ne stava lì, tutte le forze impiegate in un unico scopo: quello di respirare.
La vita, quella vera, felice e spensierata, lo aveva già abbandonato. Al suo posto c'erano la fatica e le sofferenze della sopravvivenza.
Tra un respiro affannoso e l'altro ci guardava, scuoteva la testolina e faceva alcuni saltelli qua e là.
Era tra noi, era presente. E aveva gli occhi vispi.
Mi sembrava di impazzire, credevo di avere le allucinazioni.
Un attimo prima vedevo un animale in agonia, un attimo dopo sorridevo davanti a quel batuffolo di pelo che sventolava simpaticamente il suo ciuffo.
Ogni volta che raccoglievo il coraggio per appoggiare la decisione del veterinario, mi sembrava di cogliere in lui un nuovo segno di vitalità. Così cambiavo idea e mi rilassavo, finchè non lo scorgevo dibattersi nuovamente nel disperato tentativo di incamerare un po' di aria.
La rabbia, il dolore e la frustrazione che provavo erano palpabili.
Quanta pena e quanta tenerezza ...
Ho imprecato più volte contro quel Dio impietoso che delegava a me il compito di scegliere tra la vita e la morte di qualcuno che amavo.
E poi l'atroce decisione.
... Ero lì, con il suo musino tra le pieghe della mia maglia e lo accarezzavo delicatamente mentre l'anestesia cominciava a fargli effetto. Lui si abbandonava fiducioso alle mie cure. Mi sentivo un mostro.
L'ultimo ricordo è quello del veterinario che lo prendeva dalle mie braccia e lo portava nell'altra stanza sussurrandogli dolcemente: "Vieni piccolino, adesso facciamo una nanna lunga, lunga ...".
martedì 20 settembre 2022
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3 commenti:
Ciao, Alice!
Come ti capisco... ci sono passata anch'io e non una volta sola. Ma è sempre la stessa sensazione di smarrimento, di vigliaccheria e di senso di colpa che mi pervade intera, lasciandomi un grosso nodo alla gola e l'angoscia di sapere se la decisone migliore per lui/lei era veramente quella!
Mentre leggevo il tuo racconto di quelle ultime ore, ho pianto di nuovo per le mie "creature" che non ci sono più... e ho sentito ancora quello stesso dolore e quella stessa angoscia del momento del distacco...
Hai la mia solidarietà e ti sono vicina... Speriamo che lui sia aldilà del ponte dell'arcobaleno, giocando felice e spensierato come quando era un dolce e peloso cuciolo! Un abbraccio,
Carmen
Cara Carmen, mi ha fatto molto piacere leggere le tue parole. Grazie. Alice
A me carissima è successa la stessa cosa, decisione drastica e poi sensi di colpa che non riesco a colmare. Piango continuamenrte sino passati 40 g.Quanto tempo cu vorrà per passare questo dolore immenso? Il mio barboncino aveva 16 anni e poi demenza senile, crisi epilettiche.Avro fatto bene ??? Spero di si perché soffriva molto che ne dite? ?
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