Nella nostra cultura le donne in carriera sono abituate a ragionare in
termini di efficienza, problem solving e commitment e a sostenere ritmi di vita
assolutamente impegnativi.Quando queste donne partoriscono sono convinte di essere ormai navigate per
poter affrontare il nuovo task senza troppi intoppi.
“Cosa sarà mai allevare un neonato per una persona come me, abituata a gestire persone, progetti, eventi, scadenze e situazioni ad alto stress?
Se lo sanno fare tutte le altre donne, figuriamoci io!”
“Cosa sarà mai allevare un neonato per una persona come me, abituata a gestire persone, progetti, eventi, scadenze e situazioni ad alto stress?
Se lo sanno fare tutte le altre donne, figuriamoci io!”
Quello che queste persone non sanno è che saranno proprio le loro migliori
qualità - metodicità, precisione, senso organizzativo e perfezionismo – a
renderle particolarmente inadatte ad affrontare il periodo della maternità.
Ogni donna in carriera è, infatti, è assolutamente convinta che saprà:
- colmare in breve tempo, grazie all’approccio analitico, il gap anche con le mamme più esperte;
- ottimizzare sapientemente il processo di accudimento del neonato;
- ricondurre le giornate a uno schema predefinito riducendo al minimo le variabili;
- gestire il progetto in totale autonomia, proteggendo così la privacy familiare e la propria libertà.
Quello che ogni donna in carriera al primo figlio non sa è che i neonati sfuggono a qualsiasi metodo analitico e a qualsiasi esigenza di ottimizzazione/strutturazione: i bambini, soprattutto quelli molto piccoli, alternano continuamente fasi diverse e di durata variabile.
Ogni donna in carriera è, infatti, è assolutamente convinta che saprà:
- colmare in breve tempo, grazie all’approccio analitico, il gap anche con le mamme più esperte;
- ottimizzare sapientemente il processo di accudimento del neonato;
- ricondurre le giornate a uno schema predefinito riducendo al minimo le variabili;
- gestire il progetto in totale autonomia, proteggendo così la privacy familiare e la propria libertà.
Quello che ogni donna in carriera al primo figlio non sa è che i neonati sfuggono a qualsiasi metodo analitico e a qualsiasi esigenza di ottimizzazione/strutturazione: i bambini, soprattutto quelli molto piccoli, alternano continuamente fasi diverse e di durata variabile.
Tutto quello che un attimo prima sembra aver raggiunto
una certa costanza/stabilità (ritmi di sonno, preferenze alimentari, abitudini
di gioco, …), un attimo dopo viene spazzato via da comportamenti completamente
opposti e assolutamente incoerenti. Tutto cambia in modo repentino e senza
preavviso, semplicemente perché il piccolo è entrato in una nuova (micro) fase
di crescita.
Se questo impedisce alle mamme, anche a quelle più tenaci!, di impostare una routine regolare e prevedibile, offre alle malcapitate un eccezionale banco di prova per rafforzare alcune delle qualità manageriali più importanti come la flessibilità, il senso dell’umorismo e la capacità di gestire gli imprevisti e le situazioni di crisi.
Se questo impedisce alle mamme, anche a quelle più tenaci!, di impostare una routine regolare e prevedibile, offre alle malcapitate un eccezionale banco di prova per rafforzare alcune delle qualità manageriali più importanti come la flessibilità, il senso dell’umorismo e la capacità di gestire gli imprevisti e le situazioni di crisi.
Tuttavia, capire e apprezzare questo rovescio della medaglia, non è né semplice
né tantomeno immediato …
Quello che ogni donna in carriera al primo figlio non sa è che nessuna neomamma è in grado di gestire il proprio bambino in armonia, equilibrio e dolcezza se non può contare su un aiuto esterno.
I neonati che mangiano e dormono, si sa, non sono la maggioranza ma una sorta di vincita alla lotteria. Tutti gli altri sono ugualmente adorabili ma altrettanto capaci di portare la figura di riferimento molto (ma molto) vicina all’esaurimento nervoso.
Ne consegue che qualsiasi persona fidata in grado di occuparsi del bambino, non costituisce una minaccia alla privacy ma, al contrario, un confronto prezioso con cui condividere dubbi e frustrazioni, un ancora di salvezza nei momenti più difficili, una preziosa alleata della salute, del benessere e della serenità.
Quello che ogni donna in carriera al primo figlio non sa è che nessuna neomamma è in grado di gestire il proprio bambino in armonia, equilibrio e dolcezza se non può contare su un aiuto esterno.
I neonati che mangiano e dormono, si sa, non sono la maggioranza ma una sorta di vincita alla lotteria. Tutti gli altri sono ugualmente adorabili ma altrettanto capaci di portare la figura di riferimento molto (ma molto) vicina all’esaurimento nervoso.
Ne consegue che qualsiasi persona fidata in grado di occuparsi del bambino, non costituisce una minaccia alla privacy ma, al contrario, un confronto prezioso con cui condividere dubbi e frustrazioni, un ancora di salvezza nei momenti più difficili, una preziosa alleata della salute, del benessere e della serenità.
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